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Milano, i profughi protestano contro il loro centro d’accoglienza: “Condizioni invivibili”

Sono scesi in strada per dire che “nessun essere umano è illegale”. Hanno marciato sotto la pioggia per ricordare che “la dignità delle persone deve essere messa al primo posto”. Hanno cantato, urlato e ballato per ribadire che “tutti hanno diritto a vivere in un posto sicuro”. 

Giovedì sera, un centinaio di migranti ospiti del centro d’accoglienza di Bresso e numerosi esponenti delle associazioni solidali di Milano hanno protestato contro le condizioni del centro del paese del Milanese, da tempo - secondo i manifestanti - sovraffollato e chiuso a qualsiasi ospite esterno

Milano, protesta dei profughi in strada

Al grido di “Bresso Apriti” - giocando proprio sull’impenetrabilità della struttura - i manifestanti si sono ritrovati in piazza Fontana e poi hanno sfilato fino alla Prefettura, dove una delegazione di loro è stata accolta dal prefetto Alessandro Marangoni, a cui i migranti hanno consegnato una lettera con le loro denunce e richieste. 

“Tu ci vivresti in una tenda, d’inverno, con una temperatura di 3 gradi? Per quanto tempo accetteresti di farti la doccia fredda ogni giorno, all’aperto?”, le domande retoriche di People before borders, tra le associazioni organizzatrici. E ancora: “Quanti giorni resisteresti, in inverno, senza giacca né scarpe adeguate? E se ti prendessi la febbre, un’infezione, o se ti prendessero dei dolori permanenti, ma nessuno chiamasse il medico?”. 

“A Bresso esiste un centro in cui per circa seicento richiedenti asilo queste non sono domande, ma sono le condizioni di vita da più di un anno - l’attacco dell’associazione -. Il centro in questione in realtà dovrebbe ospitare solo trecento persone e per un massimo di trenta giorni, perché dovrebbe poi preoccuparsi di trasferirle nelle strutture adeguate”.

“Il Centro di Bresso invece - continuano i manifestanti - versa in condizioni di invivibilità nella completa violazione delle norme che lo regolamentano. Circondato dal filo spinato, è inaccessibile a chiunque abbia chiesto di entrare, di incontrare la direzione, di fare chiarezza sulla grave situazione di quel posto, dove i diritti fondamentali degli esseri umani vengono violati ogni giorno”.

“Tutti hanno diritto - la conclusione dei ragazzi - a vivere in un posto sicuro, ad un lavoro, ad un tetto sopra la testa”. 

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