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Milano, carabinieri confiscano sei milioni di euro al commercialista re delle truffe | VIDEO

“Un negoziante di società”. In termine meno tecnici: un uomo, esperto revisore di conti, in grado di far sparire e riapparire novantasette milioni di euro.

Autore del “miracolo” è stato Domenico Bianco, settantottenne - pluripregiudicato per associazione a delinquere per reati fiscali e societari - titolare di uno studio di consulenza contabile nel capoluogo meneghino

A lui i carabinieri del comando provinciale di Milano, su ordine del tribunale, hanno confiscato quaranta immobili dal valore di quattro milioni e duecentomila euro e sessantaquattro conti correnti per un importo complessivo di un milione e settecentomila euro. Totale del patrimonio bloccato: poco meno di sei milioni di euro. 

Gli stessi militari, che hanno sottoposto Bianco all’obbligo di soggiorno a Milano per due anni, descrivono il commercialista come un “professionista fiscale privo di scrupoli, serialmente dedito alla commissione di reati di natura societaria e tributaria attraverso i quali ha accumulato un ingente patrimonio immobiliare”. Quello stesso patrimonio, poi, nascosto al Fisco e ai controlli attraverso una serie di prestanome, veniva fatto fruttare ulteriormente grazie all’affitto - naturalmente in nero - a cittadini extracomunitari. 

Il trucco usato da Bianco era semplice ma, evidentemente, redditizio al massimo. L’uomo poteva contare su un castello di società - sue, ma intestate a terzi -, che venivano utilizzate per emettere fatture relative ad operazioni inesistenti con il solo scopo di creare fittizi crediti d’Iva, poi detratti. Il secondo passo era portare quei soldi all’estero - quasi sempre Est Europa - attraverso finti pagamenti per poi, infine, far rientrare i capitali in Italia in contanti grazie ad alcuni coraggiosi complici, “spalloni” professionisti. 

Ma non è tutto. Perché il settantottenne, i cui beni erano già stati sequestrati a luglio 2015, metteva la sua rete di società a disposizione di imprenditori intenzionati a frodare il Fisco. Naturalmente, per fare ciò, Bianco chiedeva di tenere per sé una percentuale della cifra truffata. 

“Siamo di fronte a un negoziante di società”, le parole del pm Alessandra Dolci, visibilmente soddisfatta per la conclusione dell’indagine. “Parliamo di un soggetto che mette a disposizione di altri la propria struttura professionale, dove per struttura professionale - ha chiarito - si intende tutta una pletora di prestanome italiani e stranieri. Solo nella parte temporale che abbiamo monitorato - ha evidenziato il pm - i flussi di denaro esportati su conti esteri e poi reimportati in Italia sono stati quantificati in novantasette milioni di euro”. 

Nella “pletora” di amicizie e agganci di Domenico Bianco - hanno accertato i carabinieri - trovavano posto anche Rocco e Domenico Cristodaro, sospettati e accusati di essere i contabili del clan Mangano. Proprio nell’ambito di quella indagine era apparsa la figura di Bianco: “Soggetto in grado - scrivono i militari - di gestire numerose società utilizzate per emettere false fatturazioni” e “sulle quali transitavano ingenti somme di denaro”. 

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