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Milano, le conseguenze del taglio ai Caregivers spiegate dai genitori di una bimba disabile grave

Parlano ai microfoni di Milano Today i promotori della petizione che chiede di ripristinare a 1000 euro i fondi, ridotti da Regione Lombardia di quasi la metà, per gli operatori sanitari che si occupano di curare i portatori di disabilità

Fortunato e Maria Rosa sono i genitori di una bambina portatrice di una disabilità grave. Dopo il taglio, deciso a fine dicembre dalla Regione Lombardia, dei fondi per i cosiddetti Caregivers (gli operatori socio-sanitari che si occupano dei disabili a domicilio) hanno lanciato una petizione online che in pochi giorni ha raccolto migliaia di firme, tanto da spingere la giunta di Palazzo Lombardia a tornare - almeno parzialmente - sui suoi passi.

La sforbiciata, del tutto inattesa, è arrivata  con la delibera XI/2720 del 23/12/19, nella quale il Consiglio regionale ha "adeguato" i finanziamenti del fondo nazionale per le non autosufficienze alla media nazionale di 400 euro, a fronte di una somma di 1000 euro erogata fino al 2018. Una decisione che ha scanato l'ira dei famigliari dei cittadini disabili di Milano, che su quei soldi facevano conto per poter assistere i propri cari nonostante gli impegni di lavoro. Da qui la petizione, che in meno di una settimana ha raggiunto oltre 5.700 firme, tanto da spingere la Giunta leghista di Palazzo Lombardia a rivedere il provvedimento, portando l'assegno da 400 a 600 euro.

Un passo indietro, quello della Regione, che tuttavia non convince ancora le famiglie, come spiegano Fortunato e Maria Rosa. "Tagliare così tanto i fondi per i Caregivers significa ridurre drasticamente i soldi a disposizione delle famiglie, visto che nel 90% dei casi i Caregivers sono proprio i famigliari stessi, ma anche il numero di ore nelle quali un operatore socio-sanitario può essere presente in casa. Il costo delle prestazioni è altissimo, arriviamo persino fino a 30 euro all'ora per un infiermiere specializzato che si occupi di un disabile grave. Come possiamo garantire una presenza quotidiana ai nostri malati con appena 600 euro al mese? Il risultato di questa decisione sarà che noi famigliari saremo costretti a lasciare il lavoro per prendere, noi, il posto degli infermieri che non ci possiamo più permettere".

Ma non è tutto. Se infatti la petizione online, firmata da Fortunato e Maria Rosa insieme ad altre 64 famiglie, sembra aver fatto ricredere, almeno in parte, la Giunta Fontana, dall'altro lato restano ancora molti nodi critici nella delibera approvata a fine dicembre. "La Regione sostiene che a questi 600 euro se ne potranno aggiungere altri in base alla gravità dei casi - dice ancora Fortunato - ma poi introduce una soglia di sbarramento che viene calcolata sul reddito ISEE. C'è poi la questione della continuità scolastica: se un bambino con disabilità frequenta le lezioni per più di 25 ore alla settimana il buono della Regione non viene erogato, nonostante, ricordiamolo, l'istruzione sia un obbligo di legge, ma anche un diritto. Un'altra contraddizione è poi l'obbligo di dover ripresentare ogni anno la domanda per ricevere i fondi: parliamo di disabili categorizzati come gravi e gravissimi, che senso ha dover ripresentare ogni volta una domanda di indennizzo per una patologia cronica?".

"Non è questa la politica che serve ai nostri disabili - concludono amaramente Fortunato e Maria Rosa - Noi famiglie firmatarie della petizione chiediamo che sia assolutamente eliminato il criterio scolastico, che il bonus sia di 900 euro al mese per i bambini che non vanno a scuola o ci va per massimo 14 ore, e di 600 per chi supera le 14 ore settimanali. Ci siamo già mossi per portare la questione all'attenzione del MIUR e né noi né le decine di famiglie che si stanno aggiungendo alla petizione cederemo di un passo".

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