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Dj Fabo, in tribunale mostrato il video inedito delle sue sofferenze e della sua agonia a letto

Quelle immagini servono per far capire che lui voleva morire davvero. Per mostrare chiaramente cosa era costretto a subire da tre anni ormai. E per spiegare, come sostiene la difesa, che in quella triste storia non c'è stato nessun reato

Mercoledì mattina, in un'aula del tribunale di Milano sono state mostrate le immagini inedite della sofferenza e dell'agonia di Dj Fabo, il quarantenne Fabiano Antoniani che lo scorso febbraio è andato a morire in una clinica svizzera accompagnato dal leader dei Radicali, Marco Cappato, ora a processo per "aiuto al suicidio"

Il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni aveva raccolto l'appello di Fabo, cieco e tetraplegico dopo essere rimasto vittima di un incidente nel giugno del 2014, e lo aveva personalmente portato in auto vicino Lugano per permettergli di essere - come diceva il Dj - "libero fino alla fine". Proprio per quel viaggio, però, Cappato - che si è auto denunciato - è attualmente imputato e rischia dodici anni di carcere

In aula il video di Dj Fabo agonizzante

Durante l'udienza, i legali di parte hanno mostrato un video inedito - girato dall'inviato de "Le Iene", Giulio Golia - che mostra le sofferenze atroci di Fabo. "Guarda te come sono conciato", dice il Dj, con la voce affannata e sofferente. "L'amore della famiglia c'entra per qualche mese, ma passano gli anni, tu rimani uguale e non ce la fai più - è il suo grido d'aiuto -. La scelta è dovuta a una vita insopportabile, non ne posso più di vivere nei dolori". 

Alla fine di quella intervista - al minuto 15 del video - le immagini diventano drammatiche: Fabo ha una crisi respiratoria, la sua fidanzata Valeria - il "mio angelo custode", diceva Fabiano - lo assiste e cerca in ogni modo di aiutarlo. Ma lui non vuole: soffre, si contorce e urla "Staccalo, cazzo. Non respiro, staccalo". 

Il video ha commosso tutti i presenti e le lacrime sono scese sui volti della madre e della fidanzata di Fabo e su quello della pm Tiziana Siciliano, che per Cappato avevano chiesto l'archiviazione, poi respinta dal gip

"Mi diceva «Uno che mi spara lo trovo»"

A quel punto, la parola è passata all'imputato. Le persone "sottoposte a sofferenze terribili con malattie irreversibili hanno il diritto di scegliere come morire, è un diritto umano fondamentale - le parole di Cappato - e per me era un dovere aiutare Fabiano, sono responsabile di averlo aiutato". Lo stesso radicale ha poi precisato di non aver "rafforzato il suo intento" e ha spiegato come Fabo "mi diceva «se non mi aiuti, uno che mi spara lo trovo»".

Lo scorso 4 dicembre, alla seconda udienza, era stata invece ascoltata Valeria che aveva commentato la scelta del suo fidanzato: "«Non devi sentirti sconfitta, per me questa è una vittoria», mi diceva. Con la battaglia pubblica Fabo si sentì di nuovo vivo e utile. Fece anche lo sciopero della fame per non essere fermato. Mi disse anche: «Ora sarò energia nell'universo»".

"Gli ho detto «Vai Fabiano»"

Nella stessa udienza aveva preso la parola anche la signora Carmen, mamma di Fabiano. "Già dopo l'incidente stradale - aveva spiegato - quando seppe di essere diventato cieco, Fabo decise di andare a morire in Svizzera. Non voleva morire soffocato interrompendo le cure. E Carmen era lì accanto a suo figlio in Svizzera e in tribunale aveva ricordato di avergli detto una sola cosa quando era arrivato il momento: "Vai Fabiano, la mamma vuole che tu vada"

La protesta degli ultra cattolici

Mercoledì mattina, così come il 4 dicembre, all'esterno del palazzo di giustizia si sono radunati alcuni manifestanti delle associazioni cattoliche "pro vita", che hanno contestato Marco Cappato con striscioni e bandiere. Su un lenzuolo bianco, alcuni di loro hanno scritto: "Chi uccide una persona è un assassino anche se l'altro glielo chiede. Chiudere le associazioni a delinquere a radicali". 

"Grazie a chi c'era oggi. A chi era lì per sostenermi e anche a chi era lì per chiamarmi «servo di Satana» - aveva detto il radicale alla scorsa udienza -. I veri nemici, come sempre, sono gli indifferenti". 

Manifestazione pro-vita in tribunale

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