"Il marito nutre un'enorme rabbia verso il sistema", parla il legale della famiglia

Salvatore Verdoliva, avvocato legnanese che ha in carico il caso della donna marocchina di 40 anni deceduta dopo essere stata dimessa due volte, vuole fare chiarezza. "I sospetti sono più che motivati per dare via all'indagine". Parole che lasciano trapelare un nesso tra la condotta dei medici, la sera della scorsa vigilia di Natale quando Khadija Essouani è giunta al pronto soccorso dell'ospedale di Legnano per un dolore alla gamba e la sua morte due giorni dopo.

La donna era affetta da diabete mellito ed era in cura al nosocomio legnanese dove si recava per dei controlli. Quella notte il marito Abdelilah Essouani l'accompagna disperato, impotente e in forti difficoltà in quanto non parla bene l'italiano, ma è combattivo ed insiste perchè la moglie rimanga qualche giorno in ospedale, giusto il tempo necessario per capire perchè la moglie, madre dei suoi due bambini di 12 e 6 anni, stesse male. Solo la notte di natale la passa nella struttura ospedaliera.

La storia non si conclude con un lieto fine. "Riesce a gestire a fatica la situazione. E' disoccupato, ha un mutuo da pagare, due figli da crescere. Nutre un enorme rabbia verso il sistema", ha dichiarato l'avvocato.

Nei primi giorni di gennaio, ottenute tutte le autorizzazioni, la salma della donna è stata portata in Marocco. "L'autopsia è un foglio e si parla di trombosi alla gamba. - commenta l'avvocato - Ho conferito l'incarico a Giulio Giovanetti, medico legale di Milano, di redigere un rapporto".

"Se si manifesterà il nesso il risarcimento sarà dovuto al marito per legge, ma di certo non potrà riportare in vita la moglie", conclude il legale.