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Loreto Crescenzago / Via Idro

Campo rom di via Idro, tre famiglie ricorrono al Tar contro la chiusura

Con loro diverse associazioni

Si avvicina la data di chiusura del campo rom di via Idro: il 3 novembre 2015 dovrebbe finire per sempre la storia di una struttura regolare ma definita incontrollabile dall'assessore alla sicurezza Marco Granelli, costellata di episodi di criminalità e anche, nel recente passato, di regolamenti di conti piuttosto violenti tra famiglie rivali, in specie i Braidic e i Deragna, tanto che ad un certo punto questi ultimi sono stati trasferiti in via Chiesa Rossa per evitare "contatti".

Sono venticinque le famiglie che devono lasciare il campo. Ma tre di loro hanno fatto ricorso al Tar, supportate da diverse associazioni. Secondo Piero Massarotto del Naga, per esempio, «Il comune ha assegnato anni fa a queste persone un alloggio pubblico, perché di questo si tratta anche se in un campo. Di conseguenza, se viene deciso lo sgombero, deve essere data un'alternativa di pari livello e non l'ospitalità temporanea nei centri di accoglienza», come la Casa della Carità o altri.

Secondo queste associazioni, la giunta di Giuliano Pisapia persegue «discriminazione e razzismo» come filo conduttore comune alle passate amministrazioni di centrodestra, «negando la possibilità di emancipazione delle comunità romani», come si legge in una nota di Opera Nomadi. Nella nota, però, c'è anche la contrarietà alla scelta delle strutture di accoglienza temporanee, con la stigmatizzazione che si tratta delle stesse associazioni o fondazioni di stampo cattolico che avevano collaborato con il centrodestra.

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