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'Ndrangheta a Rho, il pentito: «Entrammo nel campo rom con kalashnikov e dinamite»

Lo ha dichiarato durante un'udienza del processo Aemilia il pentito ed ex capo della locale locale di Belvedere Spinello e della 'ndrina distaccata di Rho Francesco Oliverio

Un blitz nel campo rom con kalashnikov e dinamite, tutto per far saltare in aria una roulotte disabitata, intimidire i nomadi e costringerli a lasciare l'area. Sono scene surreali quelle che ha raccontato al processo Aemilia Francesco Oliverio, pentito ed ex capo della locale locale di Belvedere Spinello e della ‘ndrina distaccata di Rho. Oliverio ha testimoniato sulle conoscenza di sodali di Cutro e Isola di Capo Rizzuto in Emilia, ma soprattutto sull'esercizio del potere a Rho.

«Con i kalashnikov siamo entrati nell’accampamento degli zingari. Il Comune di Cornaredo non riusciva a sfrattarli e noi li abbiamo cacciati in una notte — ha dichiarato il pentito durante un'udienza del processo, come si legge in un articolo de Il Fatto Quotidiano firmato da Chiara Pracchi — . Perché c’erano delle donne che andavano a rubare ai vecchietti e noi questa cosa non la sopportavamo. Glielo abbiamo detto una, due, tre volte. Poi gli abbiamo messo una stecca di dinamite sotto una roulotte disabitata, l’abbiamo fatta saltare e il mattino dopo non c’era più nessuno. Perché la ‘ndrangheta con il popolo ci sa fare. Con il consenso ci sa fare e questo torna utile al momento delle elezioni». Un raid scattato dopo una truffa. Il collaboratore di giustizia ha raccontato di essere stato contattato da Pasquale Brescia (imputato nello stesso processo). Brescia sarebbe stato truffato da un nomade che si sarebbe presentato come un emiro chiedendo di cambiare 500mila euro in banconote di piccolo taglio a fronte di 500 in pezzi più grandi, banconote rivelatesi false. 

Gran parte della testimonianza del pentito è legata alla locale di Rho, realtà che — stando alle dichiarazioni — sarebbe stata molto attiva negli ultimi anni. «Già nel 2004, prima di essere ucciso, Carmine Arena voleva fare un rimpasto della ‘ndrangheta nella nostra zona (Belvedere Spinello e Valle di Neto, nel crotonese, ndr) e aveva interesse a riattivare il locale di Rho, perché era già attivo nel ’90 — ha dichiarato Oliverio —. Venne sospeso dopo l’omicidio di Gaetano Aloisio, all’epoca capo locale della cittadina. Sapevamo che dovevano partire grossi appalti legati a Expo. Pubblicamente non era venuto fuori ancora nulla, però noi già lo sapevamo. Si parlava che sarebbero stati espropriati i terreni in quelle zone. Quindi – diceva Arena – se lo riapriamo noi il locale di Rho, che è sempre stato del crotonese, poi gli interessi vengono tutti qua e siamo noi».

Il progetto poi non andò in porto: Oliverio decise di non mettersi a capo della locale e di creare una propria 'ndrina distaccata che rispondeva direttamente alle cosche Belvedere Spinello, rieservandosi alcune  attività, come il traffico di droga, il movimento terra e il controllo dei venditori ambulanti. Per non essere indebolito Oliverio avrebbe esercitato un controllo su tutte le attività anche grazie all'aiuto di alcuni membri infedeli delle forze dell'ordine: «I miei camion — ha dichiarato — non li hanno mai fermati. Viaggiavano in centro, considerando che da lì non avrebbero potuto passare. Noi davamo la lista con le targhe per avere i permessi e non li fermavano. Perché i vigili “mangiavano”. Non solo i vigili. Anche polizia e carabinieri. Noi avevamo anche un commissario a Crotone».

Le dichiarazioni del pentito hanno scatenato reazioni a Rho. Marco Tizzoni, vicepresidente della commissione antimafia del parlamentino ha chiesto  una seduta per analizzare ed approfondire la veridicità delle dichiarazioni rilasciate dal pentito.

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