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Processo Barakat, la prima condanna

Condannata la responsabile dei servizi sociali. Assolti gli altri due imputati

I servizi sociali di San Donato hanno avuto una parte di responsabilità nella morte di Federico Barakat, ucciso dal padre il 25 febbraio 2009 nel corso di un incontro protetto. Questo e quanto ha stabilito la corte di appello di Milano, che ha condannato a quattro mesi di reclusione, con pensa sospesa, la responsabile dei servizi E.T. per concorso colposo in omicidio volontario.

Assolti invece dalla stessa accusa, come già avvenuto nei processi di primo grado, gli altri due imputati, l'assistente N.C. che negli ultimi mesi aveva perso contatti con il caso e l'educatore S.P. presente il giorno della tragedia. La procura aveva chiesto tre anni di reclusione per tutti e tre gli imputati. Una condanna che il giudice ha ritenuto eccessiva. La parte civile ha chiesto danni per oltre un milione di euro. Ma questa richiesta e stata rimessa al giudice civile.

Antonella Penati, la mamma del piccolo Federico, era presente in aula, non si è ancora ripresa del tutto dalla perdita del piccolo figlio per la mano violenta di suo marito. Si è detta tuttavia soddisfatta per la sentenza, si era sempre infatti battuta perché venisse riconosciuta anche la responsabilità dei servizi sociali nella tragedia colpevoli, a suo giudizio, di non aver saputo gestire quegli incontri padre figlio e di aver sottovalutato la pericolosità dell'ex marito Mohammed Barakat, 52 anni da lei segnalato più volte per violenze prima della tragedia.

Il piccolo Federico fu colpito con oltre 30 coltellate lungo un corridoio a soli nove anni, poi l'uomo si tolse la vita.

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