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Sesto San Giovanni Sesto San Giovanni / Expo Milano 2015

Expo Milano 2015, arriva la moschea di Sesto San Giovanni

Dei giovani ragazzi della comunità islamica sestese hanno un piccolo spazio all'interno della Cascina Triulza. Il loro obiettivo è abbattere il muro del pregiudizio

Hanno tutti meno di 30 anni, sono giovani, sorridenti, disponibili e italiani. Sono i ragazzi della comunità islamica di Sesto San Giovanni. Dallo scorso 18 agosto anche loro sono a Expo Milano 2015. Cascina Triulza e l'omonima fondazione, infatti, gli hanno concesso uno spazio. L'obiettivo è farsi conoscere e presentare la religione islamica, "una realtà - come loro stessi affermano - che esiste a Milano, è numerosa, propositiva e attiva". 

La comunità islamica di Sesto San Giovanni è molto organizzata. Proprio in questo comune, tra l'altro, sorgerà la moschea di via Luini

Tornando ai ragazzi, rimaranno fino al 31 ottobre, giorno finale dell'esposizione universale, e nel corso del tempo vogliono organizzare eventi e appuntamenti. "Abbiamo in mente alcuni seminari - spiegano -. Il tema di Expo è nutrire il pianeta energia per la vita e, secondo noi, l'Islam potrebbe essere la soluzione ai tanti problemi di questo pianeta". 

In Expo vorrebbero parlare della Zakat, un fondo creato dalle donazioni dei fedeli musulmani di tutto il mondo. "Che potrebbe essere utilizzato anche per coprire la povertà", ci racconta Meriem 29 anni. "Poi pensavamo di fare un workshop sull'acqua di Zemzem, una delle nostre sorgenti sacre" interviene la sorridente Sara. 

Nel loro piccolo spazio ci sarà sempre un numero di almeno cinque ragazzi, uomini e donne, pronti a raccontarsi e a rispondere alle domande dei visitatori. Vogliono chiacchierare, confrontarsi e costruire il loro futuro. "Questa opportunità è partita proprio da noi, i giovani della comunità di Sesto San Giovanni. Vogliamo conquistarci il nostro futuro. In questa epoca, purtroppo, non è facile per ragazze come me, colpevoli solo di indossare il velo", spiega sempre Sara. "La più grande soddisfazione - le fa eco una sua amica - è proprio vedere quando le persone abbattono il muro del pregiudizio e, dopo un primo timore iniziale, rimangono a chiacchierare con noi anche 50 minuti di fila". 

Non vogliono fare proselitismo facendo nascere nuovi fedeli e quando vivono la diffidenza sulla loro pelle non si arrabbiano neanche con le singole persone: "la colpa è di chi costruisce il messaggio, non certo di chi l'ascolta", ci dicono mentre salutano sempre con quel bellissimo sorriso. 

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