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Sesto San Giovanni Sesto San Giovanni / Via Trento

Approvata la richiesta che limita l'apertura di nuove Moschee

Maggiori vincoli per eventuali nuovi luoghi di culto sul territorio milanese. L'approvazione dell'emendamento arriva su sollecitazione di Forza Italia Sesto San Giovanni che, da tempo, è in disaccordo con la politica del sindaco Monica Chittò

Il tema sulle moschee a Sesto San Giovanni, che ha tanto animato l’opinione pubblica, è forse giunto ad una svolta. Grazie anche a Roberto Di Stefano, capogruppo consiliare di Forza Italia a Sesto che, per il centro di culto musulmano di via Trento, risultato illegittimo e con un abuso edilizio, aveva inviato una missiva all’attenzione del governatore Maroni in cui si richiedeva che per l’autorizzazione e la costituzione di una nuova moschea in città non fossero i sindaci a poter decidere autonomamente senza aver messo in atto azioni concrete a garanzia della legalità e sicurezza quali la tracciabilità economica delle transazioni finanziarie, l’aver ascoltato l’opinione dei cittadini, l’installazione di un sistema di videosorveglianza e la creazione di un albo con i nomi degli Imam.

Dalla regione Lombardia ora arriva un maxi-emendamento in cui viene eliminato il referendum consultivo da fare nei territori interessati dalla nuova costruzione, sostituendolo con una Vas (valutazione ambientale strategica), in cui i cittadini potranno dare il loro parere in merito. Ma c’è di più. Per costruire il luogo di culto, oltre alle sopraccitate regolamentazioni in materia legislativa e di sicurezza, sarà necessario un parere delle forze dell’ordine, che la confessione religiosa abbia un’intesa con lo stato italiano e una presenza significativa a livello nazionale e locale, nonché una convezione con il comune in cui è o verrà ubicata la moschea.

“E’ un principio di regolarizzazione – chiarisce Di Stefano -, in particolare, a Sesto, la comunità musulmana ha dimostrato di non rispettare la normativa nazionale. Ne è un chiaro esempio l’abuso edilizio di via Trento, denunciato anche dalle forze di polizia alla Procura di Monza, oppure dalla stramba richiesta di utilizzo per sole donne musulmane delle piscine comunali senza che vi possano accedere gli uomini, palesemente in contrasto con l’art. 3 della costituzione Italiana che recita: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Lo stesso Di Stefano interpella il sindaco di Sesto su come intende risolvere la questione della moschea a seguito dell’assegnazione diretta, senza un bando pubblico, dell’area di Via Luini e se lo stesso primo cittadino avrà intenzione di inserire nella convenzione la trasparenza sulla tracciabilità delle fonti finanziarie future ma anche per quei 650mila euro versati un anno fa dalla comunità musulmana alle casse del comune sestese.

Conclude Di Stefano: “Credo che l’integrazione religiosa debba partire dalla massima trasparenza e disponibilità di tutti. Chi non segue le regole non può pretendere di integrarsi con il resto della comunità. E con ciò mi auguro che il sindaco di Sesto provveda ad esaminare l’intera questione che vede Sesto protagonista per poter raggiungere, in tempi brevi, ad una soluzione pacifica e regolarizzata”.

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