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Porta Ticinese Porta Ticinese / Ripa di Porta Ticinese

Arrestato il rapinatore con le mani grandi: si nascondeva a casa di tre studentesse a Milano

La polizia è arrivata all'uomo proprio grazie alle sue mani. Ecco dove è stato fermato

Mentre gli agenti erano sotto l'appartamento in cui si nascondeva, "pagando" con cocaina e hashish, si è affacciato più volte alla finestra. Probabilmente sapeva di essere ormai braccato perché dietro di sé aveva lasciato tante tracce, soprattutto quelle mani grandi, decisamente grandi. Così, quando i poliziotti hanno bussato alla porta e sono entrati, ha cercato di afferrare la pistola e di fuggire, ma inutilmente. 

Un uomo di quarantatré anni - Antonio Faraci, con precedenti per furto e spaccio - è stato arrestato sabato scorso dagli uomini del commissariato Porta Ticinese, guidato da Giorgia Iafrate, perché ritenuto responsabile di tre rapine avvenute tra il 3 e l'8 marzo, tutte in zona Barona. 

Il primo colpo, stando a quanto ricostruito dai poliziotti, è avvenuto in un bar di via Don Rodrigo, da dove il malvivente è fuggito con 1500 euro in contanti e duemila euro in gratta e vinci. Tre giorni dopo, il 43enne è entrato nuovamente in azione nel "Tigotà" di viale Famagosta - bottino seicento euro -, mentre l'8 marzo ha colpito in un locale di via Rimini, facendosi consegnare mille euro in contanti e altri gratta e vinci. 

La pistola e le parolacce

Ascoltando i testimoni e le vittime e vedendo le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza dei tre negozi, gli agenti hanno capito che la firma sulle tre colpi era la stessa. 

Il rapinatore infatti aveva un preciso modus operandi: l'ingresso con uno scaldacollo "tirato" sul viso, la pistola poggiata sul bancone per intimorire le vittime e le minacce, violente e scurrili. Nei racconti delle dipendenti dei due bar e del Tigotà i poliziotti hanno notato soprattutto un particolare ricorrente: le mani grandi del malvivente, che evidentemente erano rimaste impresse a tutti. 

La pistola e le mani dell'uomo, decisive per individuarlo

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Dopo un paio di giorni di indagini in strada, l'intuizione di uno degli uomini del commissariato ha permesso di dare un volto e un nome al rapinatore, che - ha spiegato Giorgia Iafrate - sceglieva i locali che guadagnavano di più e sempre vicini alla metro per assicurarsi una via di fuga.  

Trovato a casa di tre studentesse

A quel punto - non senza fatica - i poliziotti hanno iniziato a cercare "Tonino", la cui ultima residenza ufficiale è nel carcere di Pavia.

La "caccia" ha dato i frutti nella mattinata di sabato, quando gli agenti hanno individuato l'uomo in un'abitazione di Ripa di Porta Ticinese, dove vivono tre studentesse universitarie. 

Alla vista dei poliziotti, il rapinatore ha cercato di prendere la pistola che aveva nella cintola - una scacciacani modificata con in canna un proiettile vero -, ma è stato bloccato e ammanettato.

Faraci, che l'ultima volta era stato in cella nel 2015 per aver rubato diecimila euro di vestiti da un negozio e che ora era sottoposto al regime di sorveglianza speciale, ha confessato le rapine e ha raccontato di essere pronto a lasciare l'Italia per raggiungere la Francia e poi la Spagna. 

Le tre ragazze che gli avevano dato ospitalità - che sembra ignorassero il fatto che fosse "ricercato" - hanno invece confermato che da qualche giorno gli avevano aperto casa loro in cambio di cocaina e hashish gratis. Proprio nell'appartamento, gli agenti hanno trovato tutti gli abiti che l'uomo indossava al momento dei blitz.

Mentre i poliziotti lo portavano via, il rapinatore li ha ringraziati perché - così ha detto - "almeno me ne vado un po' in vacanza in carcere". 

La pistola usata dall'uomo per i colpi

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