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Promoter uccisa, secondo l'autopsia sarebbe stata colpita alla testa e ricoperta di cemento

Il legale di Clericò: "Era affetto da problemi psichiatrici, aveva smesso di prendere i farmaci"

Emergono nuovi dettagli sull'omicidio di Marilena Rosa Re, promoter di Castellanza uccisa da Vito Clericò, suo ex vicino di Garbagnate Milanese. La 58enne sarebbe stata decapitata e la sua testa ricoperta con un materiale che apparentemente sembra cemento, poi è stata gettata in un campo di Garbagnate Milanese. Lo ha affermato la legale del pensionato, Daniela D'Emilio: "Sul volto, ha spiegato il nostro consulente di parte, c'era una specie di calce, un cemento morbido che copriva la testa lasciando fuori solo un occhio".

Marilena Re: corpo ritrovato nell'orto (foto Bennati)

Non solo. Clericò, reo confesso, l'avrebbe colpita numerose volte alla testa e al volto, come emerso dall'autopsia sui resti della testa, ritrovata lo scorso 25 settembre. "Sul cranio della vittima risultano evidenti fratture facciali, ma non è ancora chiaro se provocate ante o post mortem, e non sembrerebbero visibili invece segni di oggetti utilizzati per colpire", precisa l'avvocato Franco Rovetto, difensore di Vito Clericò. "Attendiamo ovviamente l'esito del dna - ha proseguito il legale - per essere certi che si tratti dei resti del cranio di Marilena Re, così come attendiamo l'esito dei test effettuati sugli altri resti trovati nell'orto di Clericò". L'avvocato ha poi aggiunto che "l'esito conclusivo degli accertamenti svolti sulla salma della vittima è atteso per la metà di ottobre, da quanto emerso non vi sarebbero ferite inferte sul corpo, ed è quindi nel cranio che va ricercata la causa del suo decesso".

Inoltre, secondo quanto riferito dall'avvocato delle vittima, Clericò soffrirebbe da diverso tempo di problemi psichiatrici. Lo scorso aprile, senza consultarsi con il suo medico, avrebbe smesso di assumere i medicinali che gli erano stati prescritti. Decisione che "potrebbe avergli provocato squilibri tali da reagire in maniera inconsulta se sotto pressione", chiosa l'avvocato. Per questo motivo i difensori stanno valutando l'ipotesi di sottoporlo a perizia psichiatrica.

La vittima, secondo quanto emerso, avrebbe prestato a Clericò e alla moglie 90mila euro, soldi ricavati dalla vendita di un immobile. Lo scorso luglio li avrebbe chiesti indietro e proprio questa richiesta potrebbe aver scatenato la furia omicida del 65enne. Un gesto, secondo Rovetto, "dovuto all'incapacità di gestire la pressione a causa dello scompenso psichico".

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