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Cronaca

Morì dopo il trapianto di cuore: archiviate le indagini per omicidio colposo

Secondo il pm di Milano i cinque medici che operarono non furono responsabili del decesso

Il cuore trapiantato era idoneo. Questa la motivazione che ha portato il pm di Milano Francesco De Tommasi ad archiviare le indagini sui cinque medici accusati di omicidio colposo nei confronti del 61enne romano deceduto dopo che l'avevano operato. Secondo quanto emerso dalla verifica degli esami strumentali e clinici, infatti, l'organo utilizzato per l'operazione era apparso "adatto" e quindi i medici non possono essere ritenuti responsabili.

I dottori, due del San Raffaele di Milano e tre del San Camillo di Roma, avevano operato il 61enne cardiopatico utilizzando un cuore prelevato all'ospedale fondato da Don Verzè ad un 48enne milanese, ma il paziente non era sopravvissuto dopo l'operazione, morendo a Roma esattamente due giorni dopo il trapianto, nel settembre 2016. Dopo il decesso i due ospedali coinvolti avevano dichiarato che tutte le procedure del caso erano state rispettate ed eseguite correttamente, ma una perizia indicava l'organo utilizzato per l'operazione come "malato". Da qui l'indagine per omicidio colposo che aveva coinvolto i medici, ora archiviata.

"Ci opponiamo all'archiviazione"

"L'avvocato Loredana Vivolo continuerà ad assistere le figlie e la sorella del malcapitatoI prossimi congiunti del defunto, con unico atto sottoscritto dai predetti difensori hanno presentato opposizione alla richiesta di archiviazione formulata dal Pubblico Ministero della Procura di Milano nei confronti dei cinque medici indagati. La richiesta di archiviazione è sbalorditiva perchè interviene dopo che lo stesso Pubblico Ministero aveva richiesto un incidente probatorio con la nomina di altri periti, con ciò ammettendo che le accuse verso i medici non erano infondate. Infatti, la richiesta di incidente probatorio è stata disattesa dal GIP non avendo condiviso il solo requisito che l'espletamento della perizia in dibattimento avrebbe comportato la sospensione del giudizio per oltre sessanta giorni. In sessanta pagine, redatte con il prezioso aiuto del prof. Michele Toscano, maestro della cardiochirurgia italiana e pioniere dei trapianti di cuore in Italia, abbiamo contestato con fermezza le tesi del Pubblico Ministero, il quale ha esteso le sue valutazioni ben oltre i limiti connessi alla valutazione di infondatezza della notizia di reato. Abbiamo eccepito l'incompetenza territoriale dell'Autorità giudiziaria milanese e, per l'effetto, abbiamo chiesto che il procedimento venga trasferito nella sua sede naturale che è Roma (ove è avvenuta la morte del povero paziente e dove è stato eseguito il trapianto). Nel merito della vicenda, con linee guida internazionali sui trapianti di cuore alla mano, abbiamo dimostrato che non si può impiantare un organo affetto da ben tre patologie: ponti muscolari, prolasso della valvola mitrale ed ipertrofia ventricolare sinistra (anche laddove il malcapitato paziente fosse sopravvissuto per una sorta di miracolo della Provvidenza avrebbe comunque ereditato quelle patologie da cui era affetto il Donatore). Peraltro, un cuore con quelle patologie a maggior ragione non avrebbe dovuto essere sottoposto ad un tempo di ischemia superiore alle 5 ore (un cuore ipertrofico si protegge male durante le procedure chirurgiche)", scrive in una nota l'avvocato Mario Murano.

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