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Alberto Biasi - Light visions. visioni leggere, visioni di luce

Apre martedì 11 ottobre 2016 la personale di Alberto Biasi che, attraverso le 35 opere esposte, ripercorre le fasi salienti della carriera dell’artista dal 1960 a oggi e intende documentare la vitalità della ricerca oggettuale di questo protagonista dell’arte europea

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di MilanoToday

Apre martedì 11 ottobre 2016, alla galleria Dep Art di Milano, la mostra "Alberto Biasi - Light Visions. Visioni leggere, visioni di luce".
Attraverso 35 opere che ripercorrono le fasi salienti del percorso dell'artista dal 1960 a oggi, la personale intende documentare la vitalità della ricerca oggettuale di questo protagonista dell'arte europea e porsi come ideale contrappunto e completamento dell'esposizione attualmente in corso al Palazzo Pretorio di Cittadella (PD), dedicata invece esclusivamente alle sue parallele realizzazioni ambientali e immersive.
La mostra, visitabile fino al 17 dicembre, include opere significativamente rappresentative delle diverse fasi della ricerca di Biasi - Trame, Rilievi ottico-dinamici, Oggetti ottico-dinamici, Forme dinamiche, Interferenze dinamiche, Politipi - oltre a due lavori inediti pensati appositamente per gli spazi della galleria: un Politipo e una sequenza di Gocce.

Il titolo della mostra, "Light Visions", va interpretato nella sua intenzionale ambiguità (la parola light, infatti, si traduce sia nel sostantivo luce che nell'aggettivo leggero): fa riferimento alle "visioni di luce" come elemento da sempre caratterizzante la creatività dell'artista, ma anche ad un'altra componente fondamentale del suo lavoro, quale la 'leggerezza', fisica e ideale, che ne ha contraddistinto poetica ed esiti.

L'opera di Biasi prende avvio alla fine degli anni Cinquanta - in un contesto che lo vede da subito in un dialogo serrato con le emergenti situazioni di Azimut e ZERO - da una visione di azzeramento della superficie che giunge alla ridefinizione stessa degli statuti dell'immagine, in particolare attraverso nuove tecniche di realizzazione, libere sperimentazioni di materiali e strutture, e ricerche di interazione tra opera e fruitore. L'artista ha privilegiato una visione razionale e sistematica dell'azione artistica, concepita come strumento di conoscenza delle coordinate elementari dell'esperienza umana come il vedere e il movimento.
"Il suo percorso - spiega Francesca Pola nel testo pubblicato in catalogo - trova la propria cifra inconfondibile nel grande laboratorio europeo dell'arte programmata e cinetica degli anni Sessanta, ma anche nei decenni a seguire ha creato opere nelle quali il dinamismo ottico dell'immagine intende risvegliare continuamente l'attenzione dell'osservatore che viene intenzionalmente coinvolto non più in una neutralità contemplativa, ma in un processo attivo di ragionamento, esperienza e messa in questione delle sue potenzialità sensoriali e psichiche, in una sfida costante alle convenzioni del suo rapporto con il mondo".
Principio di fondamentale continuità nell'opera di Biasi è la presenza di un'energia visiva concreta, determinata dalla componente luminosa, nella sua natura di elemento che modifica l'immagine, secondo una declinazione a carattere fisico-percettivo che intende favorire l'esperienza di uno scarto tra la realtà oggettuale e quella visiva dell'opera. È spesso una dialettica tra spazio positivo e negativo a costituire la reale strutturazione dell'immagine, che procede secondo una dinamica polivalente al contempo centripeta e centrifuga, moltiplicata ed espansa dalla ripetizione dell'elemento focale e dall'intreccio di strutture radianti.
Lo sfasamento del centro, l'apertura di zone irregolari che contraddicono la strutturazione geometrica di base, l'intenzionalità di sottolineare la componente di energia e intersezione visiva, la stratificazione dell'immagine, percettivamente e strutturalmente, lasciano aprirsi e approfondirsi sovrapposizioni ottiche, che avvicinano alcune opere di Biasi alle coeve ricerche percettive della Optical Art. Tuttavia, la ricchezza e imprevedibilità di questo aspetto dinamico e cinetico ripropone la questione della complessità e singolarità dell'opera di Biasi nel contesto dei gruppi di arte programmata degli anni Sessanta, anche e soprattutto nell'ideazione e realizzazione di strutture multipercettive complesse, precocemente declinate su scala ambientale.

Completa la mostra un catalogo bilingue, italiano ed inglese, con un testo critico di Francesca Pola.

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