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L'Avis lombarda ha un "buco" da 2 milioni di euro

Per il momento il buco è stato chiuso con i risparmi dell'associazione ma il presidente ha chiesto l'aiuto della Regione

Ha chiuso il bilancio con una perdita di 2 milioni di euro Avis Lombardia. Per ora il buco è stato coperto con i "risparmi" dell'associazione ma l'associazione volontari italiani del sangue lancia un appello affinché il buco non si trasformi in una voragine. Per questo l'associazione ha chiesto a tutti i candidati governatori di prendere un impegno "forte" per firmare uno schema di convenzione che garantisca la sostenibilità del sistema.

Il 90% del sangue in Regione viene donato da donatori Avis, circa 270mila persone. Il 40% della raccolta avviene nelle strutture dell'associazione; il restante 60% presso gli ospedali o le strutture in convenzione con le diverse Asst. Dall'associazione precisano che i trasferimenti previsti sono frutto di un accordo approvato l'8 luglio 2021 basato tuttavia su dati economici del 2017; dati che non tengono conto degli aumenti che si sono susseguiti nel corso degli anni.

“Le Avis del nostro territorio sono fortemente in difficoltà. – spiega il presidente Oscar Bianchi –. Il sistema regionale associativo è in perdita di oltre 2 milioni di euro, una perdita coperta, fino ad oggi, dalle Avis Lombarde, che hanno utilizzato le loro risorse accantonate in 95 anni, risorse sottratte all’attività statutaria dell’associazione, e non destinate alla copertura dell’aumento dei costi sanitari, che sono esclusivamente di competenza del Sistema Pubblico. Abbiamo lavorato in tutti questi mesi per addivenire a una soluzione con Regione Lombardia, ma, pur trovando apertura da parte della politica, abbiamo trovato uno scoglio al momento insormontabile, quello dell’ambito tecnico”.

Il coordinamento del sistema trasfusionale è infatti in capo a Scr/Areu, che ha lo scopo di gestire “Emergenza e Urgenza”. “Il sistema sangue non è emergenza e urgenza - continua Oscar Bianchi -. È programmazione e pianificazione. Non possiamo essere considerati ‘fornitori’, bensì attori di pari livello delle ST ancorché accreditati e certificati. Dobbiamo muoverci dentro un sistema che risponda alla necessità quotidiana di cura delle persone attraverso il sangue ed emoderivati. Serve un cambiamento di rotta di carattere strutturale, facilmente attuabile, spostando la gestione del sangue dentro la Direzione generale welfare. Anche al fine di non doversi trovare nuovamente in una condizione come quella attuale, dove la parte tecnica rallenta l’obiettivo che è sì politico, ma soprattutto etico e a servizio del malato”.

Avis Lombardia, in sintesi, chiede quindi un impegno al prossimo governo di Regione Lombardia, affinché, come primo atto, recepisca "lo schema di Convenzione rispondente alle istanze di Avis, in termini di riconoscimento delle spese sanitarie che generano la perdita nelle attività di raccolta associative, allineando così le attività associative a quelle gestite direttamente dagli ospedali".

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