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Giovedì, 25 Aprile 2024
La voce dei conducenti

Taxi fermi e proteste: ma cosa vogliono i tassisti?

A Milano come nel resto delle città d'Italia i conducenti delle auto bianche scioperano per chiedere al Governo che cancelli l'articolo 10 del Ddl concorrenza. Abbiamo raccolto le loro voci

Una macchia bianca di taxi parcheggiati in piazza Luigi di Savoia, sul fianco est della Stazione Centrale di Milano. Anche qui clacson accesi e motori spenti, come in molte altre città d'Italia: come a Roma, dove i tassisti stanno mettendo a dura prova la tenuta dell'ordine pubblico. All'ombra del Pirellone la situazione sembra più serena rispetto alla Capitale, per lo meno nei modi, ma la determinazione dei conducenti delle auto bianche appare la stessa: "Per noi il Governo deve stracciare l'articolo 10", dicono in coro riferendosi a un articolo del disegno di legge concorrenza che di fatto conferisce al Governo la delega per riformare il settore. E il timore maggiore per i tassisti, in tal senso, ha il volto di Uber e della liberalizzazione delle licenze nel trasporto pubblico. "Dopo di che - spiegano a MilanoToday alcuni dei manifestanti che preferiscono non dare il proprio nome - siamo disposti anche a trattare sul miglioramento del servizio, delle piattaforme e di tutto il resto. Però se la premessa del Governo è quella di non voler cancellare l'articolo 10, c'è già uno scontro". E questi giorni di sciopero selvaggio, ovvero senza preavviso, ne sono la prova.

Cosa dice l'articolo 10 del Ddl sulla concorrenza?

Articolo 10. (Delega al Governo in materia di trasporto pubblico non di linea)

1. Il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, un decreto legislativo per la revisione della disciplina in materia di trasporto pubblico non di linea.

2. Il decreto legislativo di cui al comma 1 è adottato, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi:

a) definizione di una disciplina per gli autoservizi pubblici non di linea che provvedono al trasporto collettivo o individuale di persone che contribuisca a garantire il diritto alla mobilità di tutti i cittadini e che assicuri agli autoservizi stessi una funzione complementare e integrativa rispetto ai trasporti pubblici di linea ferroviari, automobilistici, marittimi, lacuali e aerei;

b) adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante l’uso di applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche per l’inter- connessione dei passeggeri e dei conducenti;

c) riduzione degli adempimenti amministrativi a carico degli esercenti gli autoservizi pubblici non di linea e razionalizzazione della normativa, ivi compresa quella relativa ai vincoli territoriali, alle tariffe e ai sistemi di turnazione, anche in conformità alla giurisprudenza della Corte costituzionale in materia;

d) promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze, al fine di stimolare standard qualitativi più elevati; Atti Parlamentari — 28 — Camera dei Deputati XVIII LEGISLATURA A.C. 3634 e) garanzia di una migliore tutela del consumatore nella fruizione del servizio, al fine di favorire una consapevole scelta nell’offerta;

f) armonizzazione delle competenze regionali e degli enti locali in materia, al fine di definire comuni standard nazionali;

g) adeguamento del sistema sanzionatorio per le violazioni amministrative, individuando sanzioni efficaci, dissuasive e proporzionate alla gravità della violazione, anche al fine di contrastare l’esercizio non autorizzato del servizio di trasporto pubblico, demandando la competenza per l’ir- rogazione delle sanzioni amministrative agli enti locali.

3. Il decreto legislativo di cui al comma 1 è adottato sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. 4. Dall’attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. A tale fine, le amministrazioni provvedono agli adempimenti previsti dal decreto legislativo di cui al comma 1 con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.

"Finora il Governo non ha voluto il dialogo. Ha avuto 19 mesi per convocare i sindacati e non ha voluto farlo. Lo fa adesso - le parole di uno dei tassisti presenti in piazza - perché c'è tutto questo marasma. Ci sono stati incontri con la viceministra Teresa Bellanova ma anche lei non propone niente, magari per pressioni esterne o di partito", si sfoga. Lui, come gli altri, si dice preoccupato per il futuro della sua occupazione: "Per questo siamo disposti anche a perdere giorni di lavoro e di incassi. Anche se qualcuno che lavora c'è sempre: per necessità o perché 'malato' di soldi. Però la gran parte di noi protesta". Un altro degli scioperanti preferisce specificare meglio che "alcuni continuano a lavorare perché fanno un servizio sociale tra dialisi, ospedali, anziani o altre situazioni particolari". 

Sciopero dei taxi a Milano (di S. Mesa Paniagua)

Perché protestano i tassisti? Le licenze e Uber

Quello che è chiaro è che il problema alla base delle proteste è economico. Non solo la concorrenza libera - con il rischio della perdita dei clienti per l'aumento delle auto (Uber, Lyft, Ncc o più taxi) - ma anche il deprezzamento del valore delle licenze, ossia l'autorizzazione concessa dai comuni per possedere un taxi. A Milano il prezzo della licenza è crollato dopo due anni di covid. Il costo del documento, infatti, è legato alle dinamiche del mercato perché concesso a numero chiuso. Se nel 2019 un aspirante tassista poteva trovare una licenza intorno ai 200mila euro, oggi costa 60/50mila euro in meno. La licenza per i tassisti, in qualche maniera, rispecchia il valore dell'azienda che hanno in mano. Tant'è che cambia a seconda della città e della sua capacità di attrarre turisti e clienti. A Venezia e Firenze costa molto nonostante non siano grandi città. "Bisogna tenere presente che noi la licenza l'abbiamo pagata tutti. E a Milano siamo circa 5mila. Anzi, c'è chi ancora la sta pagando alla banca che gli ha prestato i soldi per acquistarla", dice un tassista abbastanza in là con gli anni. "La licenza, per noi tassisti, è una sorta di liquidazione per quando andremo in pensione. Fai 30 anni di lavoro e poi la vendi. Ovviamente pagando le tasse sulla vendita. È come un'attività e così rischiamo di perdere tutto".

Protesta di fine novembre 2021: contro le liberalizzazioni

La "lobby" dei tassisti contro le liberalizzazioni. Un film già visto che adesso, però, oltre alla difesa delle proprie ragioni economiche, ha un asso nella manica non da poco: le rivelazioni di Uber Files, un'inchiesta internazionale che mostra il metodo di lobbying di Uber sui politici al vertice. Come in Italia con l'Operation Renzi. Per questo durante la protesta in piazza di Savoia in tanti citano la cronaca raccontata dai giornali negli ultimi giorni. "Lo scandalo di Uber (legato a vicende di alcuni anni fa, ndr) con i messaggi e le mail, eccetera, ci dice che il sistema Uber è quello. Tant'è vero che questa liberalizzazione non la chiede nessuno esplicitamente. Non l'Europa, non è tra le condizioni per il denaro del Pnrr. Semplicemente - l'accusa portata avanti da uno di loro - è stata inserita per la forza delle pressioni esterne".

Guidare un taxi non è la stessa cosa di guidare un Uber

Un'altra delle ragioni per le quali i tassisti non vogliono cedere, stando a quanto riferito da loro stessi durante le proteste in Centrale, è il mancato riconoscimento di una professionalità costruita secondo determinate regole. A Milano ci sono tre grosse compagnie di radiotaxi, dove sono iscritti la maggior parte delle auto bianche; poi c'è l'applicazione Freenow: una piattaforma digitale usata da molti tassisti per entrare in contatto con i clienti, benché non sia vista di buon occhio da alcuni di loro. Gli uni e gli altri, però, hanno seguito la medesima trafila prima di diventare tassisti. Proprio perché c'è un iter ben preciso da rispettare. "Prima di comprare la licenza devi conseguire la patente kb, quella che ti abilita. Poi - spiega il più giovane tra i tassisti presenti in un piccolo capannello messo in disparte - devi fare una scuola specifica, che ti forma, e ti devi scrivere all'albo dei conducenti. Se si liberalizza, così come stanno le cose, viene meno tutto questo: sparisce. Io - sostiene - ci ho messo circa un anno per completare l'intera trafila non più di 4 anni fa".

"Da tempo ci provano e ci accusano di non volere la concorrenza. Ma questa liberalizzazione a cosa può portare? Noi - le parole di un altro conducente - abbiamo un tariffario fisso, il tassametro. E loro? Allora facciamo anche noi le tariffe che vogliamo, in base al meteo o in base al periodo dell'anno", si chiede ironico. "Noi - interviene un altro tassista - seguiamo delle regole. Turni massimo di 12 ore con un'ora di pausa in mezzo. Oppure 10 ore continuative. Per cambiarlo dobbiamo comunicarlo al Comune. Seguiamo delle norme ferree di servizio che chi arriverebbe non è tenuto a seguire. Abbiamo perfino anche una vigilanza in borghese, da parte del Comune, che controlla a campione il nostro lavoro". Dopo aver snocciolato le loro ragioni, i manifestanti proclamano che senza dubbio aderiranno allo sciopero ufficiale in programma per il 20 e il 21 luglio. "Intanto, però, fino a giovedì staremo fermi. Poi aspettiamo notizie dal Governo. Se da Roma arriveranno notizie positive, sicuramente il servizio riprenderà nel primo pomeriggio. Altrimenti - concludono ancora una volta in coro - si andrà ancora avanti così".

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