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Acqua agli sgoccioli per l'agricoltura lombarda, "basta per 10 giorni"

Continua il rilascio di acqua da parte di Enel e A2A dalle strutture idroelettriche di montagna. Riunione straordinaria in regione Lombardia

L'acqua a disposizione, fornita da Enel attraverso i bacini idroelettrici, basterà per le esigenze del comparto agricolo dei prossimi dieci giorni. Lo ha dichiarato il rappresentante legale dell'azienda Giovanni Rocchi martedì 21 giugno, ascoltato dalla commissione regionale agricoltura e montagna di regione Lombardia, riunita in seduta straordinaria con i gestori idroelettrici e l'assessore regionale alla montagna Massimo Sertori.

Il tema è ovviamente la siccità. Rocchi ha spiegato che Enel ha dato disponibilità di acqua da varie fonti idroelettriche: 500mila metri cubi al giorno dalla Valtellina, 900mila metri cubi al giorno dai laghi della Val Camonica. E poi 250mila metri cubi al giorno per il fiume Serio e 200mila metri cubi al giorno per il Brembo.

A Milano l'acqua non è infinita, dobbiamo capirlo

Stesso impegno da A2A, per cui era presente il responsabile impianti idroelettrici Roberto Scottoni. L'azienda sta rilasciando tre milioni di metri cubi al giorno di acqua sull'Adda per farli confluire nel lago di Como, a fronte di una richiesta, della settimana scorsa, di quattro milioni di metri cubi. In mattinata il governatore Attilio Fontana aveva dichiarato che, per ora, non c'è rischio di razionamento dell'acqua in Lombardia per usi civili. E anche Mauro Bonanni, responsabile operativo di Terna, ha sottolineato che, anche per la produzione idroelettrica, e quindi di energia, non v'è rischio nell'immediato.

"Preservare il primo raccolto"

"L'obiettivo che noi abbiamo perseguito fin dal primo incontro del 31 marzo era quello di tutelare il comparto dell'agricoltura", ha detto l'assessore Massimo Sertori a margine della commissione: "È chiaro che c'è poca acqua, siamo in una crisi idrica e rispetto allo storico abbiamo meno 60 per cento della risorsa idrica. Quella poca che c'è dobbiamo utilizzarla bene. Al momento in Lombardia grossi problemi per quanto riguarda l'uso potabile non ne abbiamo. Dobbiamo cercare in tutti i modi di preservare almeno il primo raccolto".

No a stato d'emergenza, sì a stato di calamità

L'assessore ha poi annunciato che la regione Lombardia potrebbe chiedere lo stato di calamità ma non quello d'emergenza. Ci sono differenze: lo stato di calamità consiste nel chiedere al governo ristori per aiutare gli agricoltori, in caso di raccolti andati male. "La regione è assolutamente pronta a chiederlo se si dovesse verificare questa situazione". Se invece il governo dichiara lo stato d'emergenza, da lì in poi la priorità assoluta "viene data agli usi potabili", cioè civili. Ma in questo momento c'è bisogno di "tutelare almeno il primo raccolto dell'agricoltura", per cui lo stato d'emergenza sarebbe controproducente.

Più problematico chiedere aiuto al Canton Ticino. Sertori ha incontrato, sempre martedì, Norman Gobbi, consigliere di stato del cantone confinante con l'Italia, ma non è stato un incontro fruttuoso: "La situazione degli invasi svizzeri sopra il lago Maggiore è intorno al 20 per cento", ha riferito Sertori. Insomma, anche gli elvetici soffrono.

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