Tuguri illegali e invivibili a 550 euro: il Comune non vede?
Le famiglie arrancano, per non parlare dei single che per potersi permettere un affitto si ritrovano a oltre trent’anni a dover condividere un appartamento con altri coetanei. Il tutto per riuscire a far fronte ai prezzi imposti da una bolla immobiliare che sembra inscalfibile
Milano sta diventando una città per soli ricchi. Da tempo, ormai, la “capitale morale” d’Italia pare non amare gli studenti e i lavoratori di origine più modesta. Il mercato immobiliare di Milano è una bolla speculativa in perpetua crescita da anni, così perpetua che appare inarrestabile. Rispetto al periodo pre-pandemia, i prezzi del mercato immobiliare sono letteralmente esplosi.
Posto letto a 550 euro
Nelle zone a più alta densità universitaria, come Città Studi ad esempio, i posti letto in camera doppia vengono affittati anche a 550 euro al mese. Le stanze singole sono ormai praticamente inavvicinabili per chi deve contare solo sul proprio stipendio, magari da tirocinante, per sopravvivere. Questa tendenza, però, non coinvolge solamente le zone più “in”, è ormai diffusa a macchia d’olio in ogni zona della città. E non è solo l’ammontare dell’affitto a costituire un grosso ostacolo, però: a Milano è prassi chiedere garanzie piuttosto pesanti a studenti e lavoratori in cerca di alloggio: contratto a tempo indeterminato, una chimera per gli under 35 di oggi, cauzioni anche di svariate migliaia di euro, in qualche caso fidejussioni bancarie, almeno uno dei genitori come garante in solido.
E per cosa? In alcuni casi per appartamenti o stanze oggettivamente vivibili seppur estremamente cari, in molti altri casi, invece, per alloggi fatiscenti affittati a prezzi folli e non è nemmeno raro incappare in annunci che già dalle fotografie rendono evidente anche a un non addetto ai lavori l’assoluta mancanza dei minimi requisiti di abitabilità di legge. Così, tutto pubblicato in chiaro su social e portali online senza che nessuno si preoccupi di porre un argine a un mercato senza logiche e senza freni, nonostante le denunce fiocchino sui social, da Facebook a Tik Tok.
A Milano - l’Eldorado d’Italia, la città con il salario medio tra i più alti del Paese, circa 30.000 euro annui - gli stipendi non sono assolutamente in linea con il costo della vita generale e questo discorso vale soprattutto per i giovani neo-diplomati o neo-laureati che si trovano a dover affrontare i primi anni di inserimento nel mondo del lavoro barcamenandosi tra stage con rimborsi spese minimi, co.co.co o finte partite Iva per aggirare i Ccnl di categoria.
Molti giovani sono sfruttati
Di questo problema se n’era vagamente accorto il sindaco Beppe Sala, che nel luglio 2020 dichiarò: “La cosa che non va è quanto sono pagati i giovani a Milano. Questo è anche un problema politico: dietro lo stage e dietro queste formule si nasconde a volte un po’ di sfruttamento giovanile”. A distanza di due anni abbondanti, la situazione sembra essere addirittura peggiorata. Le famiglie arrancano, per non parlare dei single che per potersi permettere un affitto si ritrovano a oltre trent’anni a dover condividere un appartamento con altri coetanei per riuscire a far fronte ai prezzi imposti da una bolla immobiliare che sembra inscalfibile.
Il Comune di Milano sta intervenendo solo molto blandamente, finanziando estemporanei progetti di housing sociale a prezzo calmierato e, allo stesso tempo, dando il proprio beneplacito alla costruzione di studentati privati dagli affitti stellari. Stellari tanto quanto, ma anzi anche decisamente maggiori, quelli delle stanze e monolocali che i proprietari milanesi tentano di mettere in affitto chiedendo cifre spropositate e garanzie irraggiungibili per un giovane che non abbia una famiglia abbiente alle spalle.
È questo il modello Milano che si vuole esportare nel mondo? Una città che fa di tutto per espellere dai propri confini non solo le persone con redditi più modesti, ma anche il cosiddetto ceto medio? Spesso si sente sostenere dai fan del libero mercato che è giusto così, nelle maggiori capitali europee gli affitti sono molto alti e nessuno si lamenta. Peccato che queste persone si dimentichino sempre di specificare due elementi decisamente basilari: gli stipendi, anche degli entry-level, e i servizi elargiti dalla cosmopolita Milano non sono minimamente paragonabili a quelli dei Paesi civili. Forse la classe politica meneghina dovrebbe riflettere su questo punto.