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Camici bianchi "in trincea": a Milano fare il medico è pericoloso

L'allarme del Pd: "Numeri allarmati sulle aggressioni". E c'è una legge, approvata all'unanimità, che aspetta di essere applicata. Il caso in regione

Insulti, minacce, botte. A Milano indossare un camice e prestare servizio in un ospedale sta diventando sempre più pericoloso. A tracciare il quadro, decisamente preoccupante, lunedì sono stati i consiglieri regionali del Pd Carmela Rozza e Fabio Pizzul, che è capogruppo dei dem al Pirellone. 

“La sicurezza di infermieri, tecnici e medici deve diventare una priorità della giunta regionale, perché i numeri sono allarmanti e in crescita del 41% rispetto allo scorso anno", hanno segnalato i due. "Da un anno è in vigore la legge regionale che porta la mia firma assieme a quella di un collega di maggioranza, ma non viene applicata dalla giunta Fontana", ha attaccato la Rozza. E in effetti a luglio 2020 il consiglio regionale ha approvato, all'unanimità, una legge - con prime firme Rozza e Franco Lucente, di Fratelli d'Italia - per la sicurezza del personale sanitario e sociosanitario, così esposto ad aggressioni e minacce. Operativa dal luglio dell'anno seguente, la legge prevede la predisposizione di linee guida per la prevenzione e contrasto degli atti di violenza nelle strutture sanitarie lombarde con l'obiettivo di integrare prevenzione e gestione del rischio in ambito lavorativo, prevedendo indirizzi tecnici, organizzativi e procedurali.

Eppure, a sentire i consiglieri dem la norma non è praticamente applicata. "Noi chiediamo che da settembre la giunta solleciti i direttori generali a implementare il monitoraggio delle aggressioni, ad aprire l’interlocuzione con le prefetture per individuare le migliori modalità di contenimento di queste aggressioni e a convocare il tavolo che dovrà redigere le linee guida valide in tutti i presidi sanitari della Lombardia", ha proseguito la Rozza. 

Foto - Le aggressioni subite dai medici

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"La legge regionale è entrata in vigore un anno fa, ma l’emergenza non si è fermata, anzi: il totale delle aggressioni fisiche a sanitari delle strutture pubbliche della città metropolitana di Milano, da quelle con esiti lievi a quelle con armi vere e proprie, nei primi cinque mesi del 2022 è già a quota 106, e in assenza di interventi efficaci, segnerà un aumento del 22% rispetto all’anno precedente. Ancora peggio per le aggressioni verbali, dalle proteste con toni alterati fino alle minacce e alla diffamazione via social, che con 278 casi sono in aumento del 50%", ha chiarito la consigliera, mostrando numeri e dati che effettivamente fanno suonare un campanello d'allarme.

"Preoccupano in particolar modo le aggressioni più gravi, quelle classificate come estreme, 3 nel 2021 e già due nei primi mesi del 2022, e quelle severe, che comportano lesioni importanti, 28 nel 2021 e già 18 nel 2021 - ha rimarcato Rozza -. Dati complessivamente in crescita si riscontrano nell’Asst Rhodense, nell’Asst Martesana, al Niguarda e ai Santi Paolo e Carlo. Ma attenzione, i numeri sono probabilmente sottostimati, per la scarsa propensione delle diverse strutture a segnalare le aggressioni e a registrarle. Per questo - ha concluso la consigliera democratica - uno dei problemi principali è la mancanza di attenzione dei direttori generali alla sensibilizzazione degli operatori sanitari alla denuncia e alla registrazione degli eventi violenti e offensivi nei loro confronti".

Foto - Le aggressioni subite dai medici divise per gravità

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