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L'Arcimboldi e la pessima figura sul ballerino putiniano guerrafondaio

L'Arcimboldi cancella lo spettacolo del ballerino che sostiene (anche finanziariamente) l'aggressione di Putin all'Ucraina. Ma lo fa agitando le "minacce" ricevute "dal nostro personale". In Europa sono più coraggiosi e non ammettono l'intolleranza

E così Sergei Polunin, il ballerino russo-ucraino-serbo che sostiene la guerra contro l'Ucraina, non si esibirà al Teatro degli Arcimboldi. Avrebbe dovuto danzare in Rasputin il 28 e 29 gennaio 2023, date di recupero dopo diversi rinvii dal 2019 in poi, sia per le restrizioni della pandemia covid (che hanno costretto i luoghi di spettacoli a chiudere) sia, l'ultima volta, a marzo del 2022, a guerra già iniziata, per un infortunio del protagonista. La decisione della direzione del teatro non è però dovuta alla 'fede' di Polunin nell'autocrate e nella sua politica. No: Gianmario Longoni, 'patron' di Show Bees che gestisce l'Arcimboldi, ha dichiarato che "il nostro personale riceve minacce" e si è detto impaurito che succeda "qualcosa in sala". E poi, ancora: "Si dicono pacifisti, ma usano la violenza".

L'Arcimboldi, in sostanza, avrebbe ricevuto qualche email vibrante. Non ne dubitiamo, data la situazione. Ma la gran parte delle comunicazioni inviate al teatro, per quello che ci consta, riferisce semplicemente il profilo di Polunin e suggerisce l'inopportunità di farlo esibire. Lo stesso vale per l'appello pubblicato su Change e per una lettera aperta firmata anche da qualche italiano, tra cui l'ex consigliere regionale radicale Alessandro Litta Modignani. Se qualche comunicazione ha oltrepassato toni civili, questo non può far invertire la realtà. 

E qual è la realtà? Da una parte c'è un artista, Polunin, che a novembre, dopo otto mesi e mezzo di guerra, ha partecipato a una raccolta fondi per l'esercito russo a Novosibirsk. Lo stesso esercito responsabile dei massacri di Bucha e Borodyanka, delle camere di tortura a Izyum, Balakliya e Kherson (la città natale di Polunin!), della distruzione quasi totale di Mariupol, di milioni di profughi in fuga, del bombardamento alle infrastrutture che lasciano la popolazione senza elettricità e riscaldamento, dei 16 morti dovuti ai bombardamenti della vigilia di Natale nel centro di Kherson (sempre la città natale di Polunin!). Dall'altra parte, gli ucraini di Milano finora non si sono resi responsabili di alcun problema di ordine pubblico. Ed infatti i poliziotti della Digos, cioè coloro che fanno rispettare l'ordine pubblico in città, continuano ad autorizzarne il presidio ogni sera in piazza del Duomo, sotto la Cattedrale.

Si da il caso che Polunin non sia un ballerino qualunque, ma (russo o no, a noi non importa affatto!) un fervido sostenitore di una guerra che sta seminando distruzione e morte in Europa. Tant'è che a novembre la Curia di Olomouc, in Repubblica Ceca, ha annullato il Rasputin al castello di Kromeriz (di cui è proprietaria) dopo aver chiesto al ballerino il suo parere sulla guerra in Ucraina senza ottenere risposta. Ma Polunin è un personaggio discutibile da ben prima della guerra. Nel 2019, per esempio, l'Opera di Parigi lo aveva licenziato dopo vari post su Instagram sessisti e contro i "grassi".

In Italia, in altri contesti, un simile rigore è ormai normale. Nessuno mette in discussione la Legge Mancino, nessuno è favorevole ai crimini d'odio. Pochi ridono delle battute sessiste dei comici di quarant'anni fa e, probabilmente, nessun teatro li ospiterebbe. Sulla guerra, invece, e senza entrare nel territorio minato del rapporto tra arte e politica, constatiamo che c'è un'Europa intollerante con gli intolleranti e poi c'è l'Arcimboldi che, sbandierando una presunta "violenza", finisce col trasformare in vittima un ballerino che raccoglie fondi per l'esercito che ha scatenato una guerra genocidaria, e in aggressori le vittime, dirette o indirette, di quella guerra. Male, anzi malissimo.

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