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Venerdì, 29 Marzo 2024
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L'influencer "morta di fama" e il campione paralimpico Ambrogino d'oro: modi (diversissimi) di essere 20enni a Milano

Editoriale - Da una parte la 21enne Asia e la sua scorribanda in auto in piazza del Duomo: inutile, dannosa e ridicola. Dall'altra il campione paralimpico 19enne Simone, insignito dell'Ambrogino d'Oro

Milano è tutto e il contrario di tutto. In due giorni lo specchio dei ventenni della nostra città in chiaroscuro mostra due facce della (stessa? Apparentemente sì) medaglia. Due ragazzi molto giovani che meritano notorietà sui giornali per motivi diversissimi. Diciamoli subito, freddamente. L'influencer 21enne Asia Gianese, diventata famosa per la sua "scorribanda" automobilistica (sul sedile del passeggero) in piazza del Duomo e il nuotatore 19enne Simone Barlaam, scelto per l'Ambrogino d'Oro 2019. 

Asia ha avuto modo di stupirsi (attraverso le storie di Instagram) che un post su Facebook relativo al suo gesto abbia avuto oltre 800 reazioni mentre quello sulla sparatoria in un bar di Pioltello soltanto poco più di 100, e allora non posso non notare come il suo profilo Instagram sia seguito da 122 mila persone (in crescita) e quello del suo quasi coetaneo Simone da appena 4.270. Di questo in verità non mi stupisco. Primo, perché da operatore di comunicazione conosco a menadito come vanno queste cose. Secondo, perché in realtà non c'è "tempo" di stupirsi dei followers di Instagram: i social non sempre raccontano tutta la storia, e non sempre la raccontano nel modo giusto.

Non ho intenzione di fare il paternalista né il moralista, per cui lo chiarisco subito. La bravata notturna di Asia (e del suo amico di 49 anni che guidava l'auto) è soltanto una bravata, non un atto delinquenziale. Confido che l'adulto alla guida avesse abbastanza sale in zucca da prestare attenzione a non investire nessuno e classifico la scorribanda in piazza del Duomo come un gesto di ribellione tutto sommato sano rispetto ad altri possibili gesti di ribellione. Un atto che non dubito sia stato chiesto dalla ragazza e assecondato (per motivi che non mi riguardano) dall'adulto, e non viceversa, ché altrimenti lo classificherei in altro modo. L'adulto, d'altra parte, ha rimediato una denuncia (sì, Asia, che ti sei stupita che i giornali abbiano scritto della denuncia: a noi giornalisti lo hanno detto i carabinieri del Comando Provinciale di Milano. In mancanza delle carte, che di solito non vengono mostrate, perché non dovremmo fidarci?).

Ma nutro anche profonda ammirazione e stima per il suo coetaneo Simone, che il Comune di Milano ha selezionato tra i nomi a cui andrà la Medaglia d'Oro 2019, altrimenti conosciuta come Ambrogino d'Oro. Il massimo riconoscimento a chi dà lustro alla città. E' in ottima compagnia, Simone: insieme ad un'altra sportiva (la calciatrice Giuliani), manager di prim'ordine, scrittori come Scurati (vincitore dello Strega), cantanti come Capossela, artisti come Mogol e Isgrò. Simone, però, ha qualcosa di speciale in più. Nato con una malformazione all'anca e al femore aggravata da una frattura in utero, operato la prima volta a tre giorni di vita e poi altre undici volte nell'infanzia, ha rischiato di perdere una gamba per un'infezione alle ossa curata con 12 farmaci al giorno per un anno (e ne aveva cinque). 

La sua salvezza è stata il nuoto, sport che lo ha aiutato a stabilizzare la sua situazione fisica e anche, immagino, psicologica. Nel 2014 ha iniziato l'attività agonistica che lo ha portato alle prime medaglie internazionali. Vanta sette ori, due argenti e tre bronzi ai Mondiali di nuoto. Magnifica in particolare la sua prestazione ai Mondiali 2019 a Londra: partecipa a sei gare e torna a casa con cinque ori e un argento, con tanto di quattro record del mondo di cui uno nella staffetta. Formalmente è un atleta paralimpico ma lui rifugge questa definizione e, raccontando l'esperienza dei giorni londinesi dei Mondiali, ha avuto modo di dire che «gli atleti paralimpici qui sono delle celebrità, sono dei testimonial, sono dei portatori di valori e e di messaggi positivi e forti. Nessuno si sognerebbe mai di guardare un atleta paralimpico con compassione. No, qui un atleta paralimpico è un atleta: e basta».

Asia e Simone sono due ventenni di Milano. Come si vede, hanno entrambi la freschezza della loro età e non c'è uno dei due che rifiuti la celebrità: la ammettono, forse in qualche modo ne hanno perfino bisogno entrambi. Eppure in modo così diverso, così chiaramente opposto. Non voglio fare il paternalista né il moralista, lo ribadisco. Per cui non concluderò che preferisco la celebrità di Simone a quella di Asia (o perfino viceversa), perché è un modo di dividere il mondo che non mi appartiene. Ma la differenza c'è. Tra Asia che conta i likes su Instagram (ed esibisce nelle sue storie i messaggi privati di uomini di tutte le età che "sognano" su di lei) e Simone che conta le medaglie ai Mondiali di nuoto con la sua gamba maledetta, c'è la stessa freschezza di gioventù, ma l'emozione che se ne trae è obiettivamente tanto, tanto diversa.

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