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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Milano, il coraggio delle donne: la rinascita di Bea, volontaria dopo le botte di un "uomo"

La storia di Beatrice: dalle botte all'impiego come volontaria della croce verde Baggio

Quando parla di lui non scrive uomo, ma "uomo". E quelle virgolette fanno tutta la differenza del mondo. Perché lui è "l'uomo" che l'ha picchiata per quattro giorni di fila, che è riuscito a tenerla in ostaggio anche se erano tra la folla, che l'ha mandata in ospedale e che ha quasi spento il suo sorriso. Già, quasi. Perché se lui è un "uomo", Beatrice, Bea è una donna: la donna che ha trovato prima la forza di denunciare e poi quella di reagire, di rinascere, di tornare a mostrare a tutti il suo volto sorridente. 

Oggi Bea da un "amore malato" ha trovato l'amore vero: aiutare gli altri, essere volontaria della Croce Verde Baggio. A raccontare la sua storia è stata lei stessa attraverso l'associazione il 25 novembre, la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. "Non è una storia di amore malato che si conclude con un episodio di inaccettabile violenza ma di un amore sano che nasce da una brutale e vigliacca violenza, non è il racconto di un nostro equipaggio che parte in soccorso di una persona in pericolo ma di una giovane vittima che ha deciso di indossare con orgoglio la nostra divisa per andare in soccorso", spiegano dalla croce verde. 

"È un esempio di coraggio ma è rivolto a chi questo coraggio non riesce a trovarlo dentro di sé perché la violenza a cui è sottoposto gli ha tolto ogni speranza. È rivolto a chi, come noi, è contro la violenza sempre, contro ad ogni forma di violenza sempre. Si parla di riabilitazione per chi sbaglia ma noi non siamo educatori, noi siamo fidanzate, compagne, mogli, non dobbiamo mai accettare di sacrificarci in nome di un amore malato. Tutti noi colleghi della Croce Verde Baggio siamo orgogliosi del percorso difficile intrapreso da Beatrice e oggi, domani e per sempre siamo e saremo dalla parte di tutte le Beatrice", il loro applauso.

"Il 4 giugno 2019 sono arrivata al pronto soccorso del Policlinico così. Questo è il risultato di 4 giorni di botte incessanti, ovunque - il ricordo, doloroso, di Bea, che ha deciso di mostrare anche la sua faccia ricoperta di segni -. E pensare che una di quelle sere sono anche uscita per strada con questa faccia: terrorizzata, senza un telefono, senza occhiali per vedere, con "l'uomo" al mio fianco che mi teneva il braccio e mi obbligava ad andare nella direzione da lui indicata. Abbiamo incontrato un sacco di persone ma nessuno si è girato, nessuno ha voluto vedere. In questo momento, quand'è stata scattata la foto, mi ero addormentata per la prima dose di antidolorifico. Poco dopo avrei rilasciato la denuncia alla polizia tra interruzioni per esami, addormentamenti, telefonate al lavoro".

"Dagli esami erano risultate: microfratture al cranio e alla mandibola, timpano sinistro perforato, setto nasale fratturato, 2 coste rotte per parte, 3 vertebre rotte, ultima dorsale e prime due lombari, un'ernia del disco; frattura scomposta di calcagno, malleolo, 4° e 5° metatarso del piede destro. Nel momento in cui è stata scattata questa foto non si sapeva se sarei tornata a camminare.
Invece il Signore ha guardato giù. Ha fatto sì che riuscissi a scappare da un balcone al secondo piano, che riuscissi a chiedere aiuto, che mi salvassi e che mi riprendessi alla grande, tutto sommato. E quest'occasione non deve andare sprecata", la promessa di Bea.

E infatti accanto all'immagine di lei sofferente, ce n'è un'altra meravigliosa, stupenda: di quella stessa ragazza con "addosso" un sorriso radioso e la divisa della Croce Verde Baggio. "Io mi sono fidata di una persona malata, manipolatoria, cattiva, e l'avevo scelto come mio compagno di vita. Ma alcune persone davvero non possono cambiare. Bisogna riconoscerle e mettersene al sicuro perché, sì, noi veniamo prima. Per cui no, non smetterò mai di far sentire la mia voce e mostrare la mia faccia, perché questo non deve mai accadere".

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