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Giovedì, 25 Aprile 2024

La polemica

Massimiliano Tonelli

Direttore Editoriale CiboToday

No, il problema della sicurezza stradale non sono le bici a fari spenti

Una campagna di opinione irresponsabile cerca di colpevolizzare le vittime. Ma a Milano la responsabilità della sicurezza stradale è tutta in capo alle automobili

Chi sceglie di muoversi in maniera sostenibile e civile a Milano è vittima di un ecosistema piuttosto infame. Che scegliate i mezzi pubblici, la bicicletta o l'andare a piedi, i disagi non mancano e sono tutti dovuti ad un unico fattore: l'abuso che in città si fa delle auto private. 

Chi sono le vittime e i carnefici?

Le macchine vengono parcheggiate sulle aiuole, sugli spartitraffico o sui marciapiedi come se fosse la cosa più normale sulla faccia della terra (peccato che nulla del genere avvenga da nessuna altra parte d'occidente); molte strade sono lastricate con pietroni che rendono impossibile il transito in bici; bisogna lottare per trovare un palo dove parcheggiare perché la quantità di rastrelliere copre un decimo delle necessità; le zone 30 sono poche e poco rispettate; i tram sono i più lenti d'Europa a causa di un inesistente asservimento semaforico; i bus sono intrappolati nel traffico delle auto private; gli autovelox sono una frazione di quelli che occorrerebbero rispetto alla prepotenza degli automobilisti e le ciclabili sono sovente utilizzate come spazio di parcheggio in doppia fila. Sulle strade scolastiche si muove qualcosa solo in queste settimane, con decenni di ritardo sulle altre città.

In questo scenario che nulla ha a che fare con sostenibilità e civiltà, ci mancava solo la colpevolizzazione delle vittime! Ed è arrivata anche lei. Pur di non parlare della responsabilità delle auto e dell'anomalia, ci si concentra sulle distrazioni dell'utenza fragile. Un po' come quando si dava la colpa non allo stupratore, ma alla donna stuprata perché vestita in maniera provocante...

Chi decide di spostarsi in bici, secondo una recentissima moda che sta conquistando l'opinione pubblica, è colpevole e meritevole di durissime campagne stampa perché talvolta si dimentica di accendere le lucine alla sera. Dopo aver insistito per mesi sulla terrificante pericolosità dei monopattini elettrici (sic!), i solerti opinionisti cittadini sono passati a pigliarsela coi faretti delle bici. Domani forse si accaniranno contro i colori degli abiti troppo poco vivaci dei pedoni pur di colpevolizzarli nel loro non rendersi ben visibili agli automobilisti..

Il problema della sicurezza stradale non è solo l'auto

Fermo restando che in orari serali chi usa la bici così come chi usa l'auto o la moto deve accendere le luci (sono le norme del Codice della Strada e neppure si dovrebbero discutere), il focus di dibattito sulla sicurezza stradale in città non dovrebbe essere né sulle biciclette né sui monopattini o sui pedoni. Il focus dovrebbe essere solo ed esclusivamente sul mezzo che genera il maggior numero di incidenti, di feriti, di morti oltre che di stress, congestione, inquinamento e ostacolo ai mezzi pubblici: l'automobile. Insomma sono gli automobilisti a dover stare attenti. Solo loro a dover essere imbrigliati, limitati nei loro comportamenti aggressivi. Ed è questo che si fa in ogni città civile: politiche per rendere il più inoffensive possibile le automobili. Perché il problema della sicurezza stradale, nonostante ciò che vorrebbero far credere irresponsabili campagne di opinione, sono solo e soltanto loro: no i pedoni, no il bike sharing elettrico, no i monopattini, no le biciclette a faretti spenti. Tutti possono dare il loro piccolo contributo alla sicurezza stradale beninteso, ma il ruolo delle macchine da solo copre il 99% di ogni possibile responsabilità e questo è impossibile da smentire consultando qualunque inoppugnabile statistica sulla mobilità urbana.

Dunque ripetete con me una buona volta: il problema per la sicurezza stradale di Milano sono le auto e solo le auto. Le loro dimensioni spropositate, la loro presenza sui marciapiedi, la loro velocità scarsamente sanzionata, il loro avvelenare l'aria, la loro quantità doppia in rapporto alla popolazione rispetto a città come Londra, Parigi o Berlino. Ciclisti distratti che si dimenticano di accendere i faretti o che di tanto in tanto pedalano sui marciapiedi ci sono in tutto il mondo, un incubo automobilistico simile invece c'è solo a Milano e in generale in alcune città italiane ferme a politiche della mobilità di 50 o 70 anni fa. 

Quale è dunque la priorità? Di cosa si dovrebbe parlare sulla stampa? Come si dovrebbe orientare e informare in maniera onesta l'opinione pubblica? Chi non mette in fila le priorità e ingigantisce un piccolissimo problema (le lucine delle bici) pur di non parlare di un grande problema (l'abuso dell'auto), sta gettando fumo nei vostri occhi e alterando la corretta percezione della realtà. Rendendosi complice dei carnefici e opprimendo ancor di più le vittime. 

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