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Cabine telefoniche diventano biblioteche: a Milano è possibile (ma non basta riempirle di libri)

Una biblio-cabina a Baggio "sgomberata" perché non c'era l'autorizzazione, ma verrà ripristinata. E in consiglio comunale approda l'ordine del giorno per realizzare quello che nel resto del mondo è già realtà

Cabine telefoniche dismesse che si trasformano in biblioteche di quartiere in formato micro? L'idea è diventata realtà, a Baggio. Una rigenerazione utile per un oggetto diventato pressoché inutile, tanto che le cabine pubbliche stanno sparendo in tutto il mondo, soppiantati dai telefoni cellulari. L'idea non è nuova, ma a Milano ancora non ce n'erano.

C'è stato però un intoppo burocratico: nessuna autorizzazione era stata concessa e quindi, all'inizio di marzo, la cabina è stata "sgomberata" e i libri "posti sotto sequestro" come per una procedura di "occupazione abusiva". Ovviamente i libri sono stati tutti recuperati dai volontari ed è già partita la procedura per chiedere un'autorizzazione ufficiale.

La proposta in consiglio comunale

Nel Regno Unito, la prima "telephone box" trasformata in mini-biblioteca risale al 2009, quando il consiglio comunale del villaggio inglese di Westbury-sub-Mendip, 800 abitanti, tagliò i fondi per la biblioteca su bus che fino a quel momento faceva tappa anche lì. L'idea ebbe un certo successo sia nel Regno Unito, dove oggettivamente le ben note cabine rosse aggiungono fascino all'iniziativa, sia altrove.

Mentre a Baggio la biblio-cabina si faceva sul serio, nel consiglio comunale di Milano è approdato un ordine del giorno (a firma di Alice Arienta e Alessandro Giungi, due consiglieri del Partito Democratico) per chiedere esattamente la stessa cosa: riutilizzare le cabine telefoniche come vere e proprie biblio-cabine, dove installare scaffali per ospitare libri per il book-crossing. Ma anche utilizzare le vecchie cabine per funzioni più avanzate della semplice telefonata, ad esempio come postazioni di navigazione internet.

Come si fa a riutilizzare una vecchia cabina del telefono

Nel 2015 a Milano c'erano 2 mila cabine, oggi sono circa 700. Come si sa, da tempo è in atto un piano di smantellamento dei telefoni pubblici, salvando quelli che hano funzioni particolari per i luoghi in cui sono installati, come ospedali o stazioni ferroviarie. Il modo migliore per "salvare" una cabina telefonica che non serve più come telefono è proprio quello di convertirla. Ma come si fa?

E' la stessa Alice Arienta a spiegarlo: sfruttando i "patti di collaborazione" pensati dall'assessorato alla partecipazione, gestito da Lorenzo Lipparini. Attraverso questa modalità, gruppi di cittadini (o anche associazioni) possono proporre al Comune di Milano la gestione di uno spazio pubblico.

«Per prima cosa - spiega Arienta - si individuano le cabine che si vogliono "adottare", poi si deve formalizzare un accordo con l'operatore Tim Spa (il nuovo nome ufficiale di Telecom Italia) e con l'Agcom, l'autorità per le telecomunicazioni. Il Comune potrebbe acquisire la cabina da "salvare" nel patrimonio, poi darla in gestione ai cittadini, associazioni o comitati attraverso il patto di collaborazione. I soggetti provvederanno quindi alla manutenzione, alla pulizia e ovviamente alla fornitura di libri».

«Cittadinanza è anche la precisa volontà di migliorare quello che ci circonda, anche la cabina telefonica in disuso sotto casa», conclude Arienta: «E' importante intraprendere questi percorsi, che instaurano un dialogo di fiducia e corresponsabilità tra cittadini e amministratori. La "casa", o in questo caso la cabina, è di tutti».

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