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Giovedì, 25 Aprile 2024
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I giovani calciatori che servono alla mensa dei poveri

L'iniziativa ha coinvolto dodici ragazzi delle squadre giovanili di Milano; tutti hanno servito la cena al Refettorio Ambrosiano della Caritas

Per una sera hanno messo da parte scarpette e parastinchi e si sono messi a disposizione di chi è in difficoltà. Dodici ragazzi dei settori giovanili di Inter, Milan, Ac Monza, Olimpia Milano, Diavoli Powervolley e Rugby Parabiago hanno servito la cena ai 90 ospiti del Refettorio Ambrosiano della Caritas nella serata di lunedì 15 novembre.

Si tratta di una novità assoluta che, senza troppe parole, lancia messaggi molto forti. Da un lato far comprendere ai giovani dei settori giovanili che servire gli altri è un atteggiamento da campioni, dall’altro testimoniare che fare squadra anche fuori dal campo rafforza le potenzialità educative dello sport nella società di oggi. L’iniziativa è stata la prima tappa di un percorso formativo studiato dal Centro Sportivo Italiano Comitato di Milano insieme ai responsabili dei settori giovanili di vertice e coinvolgerà le società professionistiche del territorio.

Giovani sportivi servono cena alla Caritas

"Un settore giovanile per essere vincente non deve solo preparare i campioni di domani - spiega Massimo Achini, Presidente Csi Milano -. Quelli che arriveranno davvero a militare nella prima squadra sono pochi. Un settore giovanile deve avere come priorità quella di formare ogni ragazzo e ogni ragazza a diventare un bravo e onesto cittadino di domani e a crescere nella vita. Vogliamo ringraziare i responsabili dei settori giovanili di questi club: sono persone meravigliose che credono davvero nelle valenze educative dello sport. Organizzare un’iniziativa come questa non è semplice".

"Dedicarsi agli altri è un’esperienza che allarga la mente e il cuore a chiunque la sperimenti. È quindi particolarmente opportuno che venga offerta questa possibilità a giovani che, tra l’altro, sono inseriti in ambienti particolarmente competitivi – osserva Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana -. Si vince o si perde in base a certi criteri. La responsabilità nei confronti degli altri è uno di questi ed è alla base del volontariato. Non è affatto un premio di consolazione per chi è rimasto in panchina".

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