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Mercoledì, 24 Aprile 2024
La decisione

Cancellato il concerto milanese della band che 'inneggia alle Brigate Rosse'

Dopo il clamore suscitato per l'esibizione di Reggio Emilia, gli organizzatori del Mi Ami cancellano il concerto dei P38. Testi espliciti: "Zitto zitto sei su una R4"

Prima le denunce da parte della figlia di Aldo Moro e del figlio di un carabiniere ucciso dalle Brigate Rosse. Ora l'annullamento di un concerto che si sarebbe dovuto tenere a Segrate. La band P38-La Gang, o più semplicemente P38, avrebbe dovuto esibirsi al Mi Ami Festival venerdì 27 maggio, ma Rockit, l'organizzatore della kermesse, ha preferito toglierla dall'elenco degli artisti in cartellone.

Le polemiche sono sorte dopo un concerto tenutosi il primo maggio a Reggio Emilia, durante la Festa dell'unità comunista, perché i testi del gruppo musicale sono risultati fin troppo 'espliciti'. Così come la loro 'veste di scena', con la stella a cinque punte del tutto simile a quella delle Br, esibita dal palco. La digos reggiana ha identificato i quattro componenti, mentre la figlia di Aldo Moro, Maria Fida, scriveva alla 'Gazzetta di Reggio' che li avrebbe denunciati per istigazione al terrorismo, cosa già effettuata da Bruno D'Alfonso, il figlio di un carabiniere ucciso dalle Br nel 1975. 

Secondo quanto viene riferito dall'Emilia, i quattro membri della band sarebbero residenti nella provincia di Bologna e avrebbero lanciato una sottoscrizione per coprire le spese legali delle denunce intercorse, arrivando a qualche migliaio di euro. Viste le polemiche sorte dopo il concerto reggiano (il gestore del Tunnel, il locale dove si sono esibiti, è stato anche interrogato in procura), l'organizzazione del Mi Ami ha preferito cancellare il loro concerto di Segrate.

Non si sentiranno, dunque, dal palco frasi come "zitto zitto, pagami il riscatto, zitto zitto, sei su una R4", chiaro riferimento all'automobile nella quale venne trovato il cadavere di Moro, e altre simili. I quattro membri del gruppo, sui social (prima che venissero oscurate le pagine), avevano provato a difendersi sostenendo che i pre-adolescenti ascoltano abitualmente canzoni che inneggiano a reati "ben più gravi" come gli stupri.


 

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