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Il nuovo caso

Cappato ha aiutato un malato milanese di Parkinson a morire in Svizzera

Il leader di Eumans e tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, Ambrogino d'Oro di Milano 2022, ha accompagnato in Svizzera un malato di morbo di Parkinson per il suicidio assistito

Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, tra i premiati del 2022 con l'Ambrogino d'Oro del Comune di Milano, si è recato in Svizzera per dare seguito alla richiesta d'aiuto ricevuta da Romano, un malato che ha scelto di porre fine (legalmente) alla sua vita tramite il suicidio assistito. L'uomo, un 82enne originario della Toscana e residente a Peschiera Borromeo, è morto nel pomeriggio di venerdì 25 novembre in una clinica svizzera. Non dipendeva ancora da trattamenti di sostegno vitale ed era affetto da parkinsonismo atipico.

La moglie di Romano aveva spiegato che "la scelta del fine vita è un diritto fondamentale dell'uomo" e che suo marito "in queste ore, se confermerà la sua decisione consapevole e responsabile, sarà libero di porre fine alle sue sofferenze". Dopo la morte, la figlia Francesca in un video ha spiegato che "avrebbe voluto morire in casa circondato dai suoi cari". Cappato aveva raccontato: "Sono di nuovo in Svizzera per fare valere quello che dovrebbe essere un diritto fondamentale. Si tratta di una uova disobbedienza civile, dal momento che la persona accompagnata non è 'tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale', quindi non rientra nei casi previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato-dj Fabo per l'accesso al suicidio assistito in Italia". Nella giornata di sabato 26 novembre, Cappato si autodenuncerà a Milano.

In seguito all'aiuto che Cappato fornì a Fabiano Antoniani (dj Fabo), la Corte costituzionale sentenziò che il suicidio assistito è possibile, in Italia, a determinate condizioni: una patologia irreversibile, sofferenze intollerabili (fisiche o psicologiche), piena consapevolezza e libertà nel prendere decisioni e, infine, trattamenti di sostegno vitale per la tenuta in vita. Una condizione, l'ultima, che in questo caso non sussiste. Per questo, come ha spiegato Cappato, il viaggio in Svizzera è "una nuova disobbedienza con l'obiettivo di superare le attuali discriminazioni tra persone malate e consentire il pieno rispetto della volontà anche delle persone affette da patologie irreversibili, fonte di sofferenza, pienamente capaci ma non ancora tenute in vita da trattamenti di sostegno vitale". 

I precedenti

Ad agosto 2022 Cappato accompagnò in Svizzera una donna veneta di 69 anni affetta da un tumore al polmone con metastasi che, come in questo caso, non era tenuta in vita da sostegni vitali e dunque non rientrava tra i casi previsti dalla sentenza della Corte costituzionale. Al ritorno, Cappato si autodenunciò presso i carabinieri a Milano ed è al momento indagato dalla procura meneghina. Nel 2020 Cappato era stato assolto a Massa per avere aiutato a morire Davide Trentini, malato di sclerosi multipla, non tenuto in vita da macchinari ma che riceveva medicine di sostegno.

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