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Eleonora Dragotto

Giornalista

Addio Carla, supernova della danza con Milano nel cuore

Nota a livello internazionale, era sempre rimasta affezionata alla sua città dove era nata e dove ha vissuto fino alla morte dopo una lunga malattia

Fino alla fine il suo cuore ha battuto per l'amore di tutta una vita, la danza. Anche negli ultimi anni, sempre in compagnia del marito, il regista Beppe Menegatti, Carla Fracci, scomparsa il 27 maggio a 84 anni, era sedeva tra il pubblico dei teatri di Milano per vedere altri ballerini esibirsi anche con stili molto lontani dal balletto e in pièce minori. Avvolta nel candore, sia quello dei suoi modi incuranti del successo raggiunto sia quello dei suoi vestiti sempre bianchi, a chi la vedeva in città appariva come una antica regina avvolta da un alone di sacralità. 

Video: la grande carriera dell'étoile

Mito insuperabile e "prima ballerina assoluta", come nel 1981 la definì il New York Times, Carolina Fracci, questo il nome dell'étoile all'anagrafe, aveva origini umili, col papà Luigi tranviere e la mamma, Rocca Santina, operaia alla Innocenti. Ancora bambina superò l'audizione al Teatro alla Scala e fu lì che si forgiò per diventare una stella, non solo grazie al suo naturale talento, ma attraverso un instancabile impegno ("ballava anche alle 3 di notte", ha ricordato Roberto Bolle) e al prezzo degli estenuanti sacrifici che tutte le ballerine conoscono bene. Ventenne iniziò a calcare palchi internazionali, viaggiando in Europa, Asia, Americhe e ballando al fianco di iconici danzatori come Rudolf Nureyev. Ma nonostante la sua luce brillasse ormai in tutto il mondo, libera di posarsi dove meglio preferiva, l'affetto per la sua città, Milano, rimase sempre costante. 

Dove sarà la camera ardente di Carla Fracci

E fu nel capoluogo lombardo che la Fracci grazie alla notorietà raggiunta guadagnò il suo posto al sole. Da via Ugo Tommei, tra Porta Romana e Porta Vittoria, dove era cresciuta in una casa di ringhiera col bagno esterno, la ballerina una volta sposata passò alla centralissima via Santo Spirito, dove aveva un appartamento da cui si scorgevano le guglie del Duomo. Regina della danza, la Fracci è sempre stata amata dal suo popolo (fatto non solo di ballerini), ma per qualche motivo dei potenti non si può dire fosse proprio la favorita. Oltre a vedersi negato il desiderato ruolo di direttrice del corpo di ballo della Scala, in vita ebbe anche l'esperienza di venire sfrattata dalla sua abitazione, di proprietà del Pio Albergo Trivulzio. Trovò poi riparo in Porta Nuova, sempre con l'inseparabile marito, da cui ebbe suo figlio, Francesco. Questa divenne la sua dimora stabile dopo una parentesi romana durata circa una decade.

Di Milano la prima ballerina sembrava non stancarsi mai, sempre presente tanto nelle platee dei teatri (non solo i più prestigiosi) quanto nelle piazze per celebrare occasioni come il 25 aprile. La si incrociava alle prime della Scala, ma anche al Piccolo di via Rovello e al Carcano di corso di Porta Romana. "Devi avere più passione, più pietà", erano state nei mesi scorsi le sue parole durante una lezione ai giovani interpreti dell'ultima Giselle alla Scala. Ed è forse questo il suo più importante insegnamento, che travalica il mondo della danza. Non basta la tecnica, non basta l'impegno. È con l'energia del sentimento che Carla Fracci ha fatto amare il balletto anche a chi non lo conosceva per nulla. E di questo la sua amata Milano le sarà per sempre grata.

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