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Attualità Precotto / Via Sant'Uguzzone

Milano, il Coronavirus ha spento la musica: dopo 30 anni chiude anche il Blues house

Dopo l'Ohibò e il Serraglio chiude un altro storico locale meneghino di musica dal vivo

Niente più note e accordi, niente più folla sotto il palco, niente più voci che urlano e microfoni che "fischiano". Niente di niente, nulla. Solo desolazione e silenzio. Perché a Milano, forse più che altrove, il coronavirus ha ucciso anche la musica. Vittime i locali di esibizioni dal vivo, che continuano a cadere uno dopo l'altro sotto la scure di quel mostro invisibile che da marzo ha cancellato ogni evento, ha paralizzato il mondo della musica e che ancora oggi non concedere una vera ripartenza. 

L'ultimo a chiudere per sempre le proprie porte è il Blues house di via Sant'Uguzzone, un nome storico di Milano, che per quasi trent'anni ha visto cover band e gruppi rock alternarsi sul palco. "Cari amici e cari rockers, siamo alquanto dispiaciuti nel comunicarvi che l’avventura del Blues House si conclude qui. L’emergenza pandemia che ha colpito tutti noi ci ha messo ovviamente in ginocchio", l'amaro annuncio dei gestori che 12 anni avevano preso in mano il "Blues". 

 "Dal primo giorno di chiusura causa covid-19 abbiamo cercato una via che potesse condurci fino ad una riapertura, ma non c’é stato modo di fare fronte a tutte le spese. Ci dobbiamo arrendere. Dopo 12 anni di nostra gestione di concerti ed eventi, il Blues House spegne definitivamente il suo neon blu dopo una carriera di quasi 30 anni. Inutile dirvi che per noi è dura, anzi durissima, arrivare a questa scelta, ma non abbiamo più le risorse per poter resistere cosi a lungo nella speranza di una ripresa, che al momento, non ha ne una data ne modalità certe. Vorremmo potervi ringraziare uno ad uno, ed affidiamo a queste poche righe il nostro saluto nella speranza che tutti voi possiate leggerlo e condividerlo", hanno scritto sul profilo ufficiale del locale.

"Grazie a voi, abbiamo molti, moltissimi, bei ricordi da conservare gelosamente. Un ringraziamento speciale va a tutte le band che hanno creduto in noi. Insieme al loro, durrissimo, lavoro e la loro fiducia, siamo riusciti a mantenere vivo un locale da molti considerato finito nel lontano Maggio del 2008. Grazie a tutti i collaboratori dello Staff, tra cui le molte scuole di musica e promoter, che ci hanno accompagnato in questi anni, senza di voi non saremmo arrivati fino a qui".
 
"Vi auguriamo di continuare a partecipare a tanti concerti e di vivere tante emozioni quanto prima grazie alla musica dal vivo. Magari ‘ci troveremo, come le star, a bere del whisky’ sotto ad un palco. Stay Rock, Stay Blues House", è l'addio del locale. 

Addio all'Ohibò e al Serraglio

Ma quelle del Blues house non sono le uniche luci che si spengono. Poche ore prima a staccare l'interruttore era stato il Serraglio, quell'ex officina dell'Ortica che negli anni era diventata una "tana" di buona musica. 

"Il Serraglio saluta. Anche per noi l’avventura finisce qui, ci abbiamo provato fino all’ultimo respiro ma abbiamo perso", il post del circolo. "Grazie, grazie davvero a tutti quelli, che standoci vicini ci hanno aiutato a crescere. Non abbiamo intenzione di fare nessuna filippica sul perché e percome, è sotto gli occhi di tutti", avevano scritto sulla pagina Facebook i gestori, con un filo di amarezza. 

La stessa amarezza dei titolari dell'Ohibò, il circolo di via Benaco, anche quello "ferito a morte" dall'emergenza covid dopo 8 anni di storia. "Abbiamo provato in tutti i modi a resistere, ma per noi che siamo un’associazione non profit, nonostante il canone d'affitto agevolato per la pandemia, è stato impossibile sopravvivere senza entrate e rialzarci - avevano spiegato i gestori -. Ci siamo così trovati costretti a interrompere il contratto di affitto con la proprietà di via Benaco 1". 

"Non possiamo dimenticare e ringraziare tutti i soci e gli allievi, i collaboratori, gli insegnanti, i volontari, le associazioni e le centinaia di artisti che si sono esibite sul nostro palco e che - avevano concluso - hanno contribuito a portare il nome Ohibò in Italia e, addirittura, nel mondo".

Adesso quel nome, insieme a quello del Serraglio e del Blues house, non c'è più neanche a Milano. Perché le luci si sono spente e la musica è finita. 

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