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Un altro giorno in ospedale per Berlusconi

La giornata di Pasqua dell'ex presidente del Consiglio, ricoverato in terapia intensiva all'Ospedale San Raffaele

Altra notte tranquilla, quella di Pasqua, per Silvio Berlusconi, che da mercoledì è ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale San Raffaele di Milano. Lo si apprende da fonti ospedaliere. Al momento, per la giornata di domenica non è previsto un bollettino medico.

Nel primo pomeriggio, poco prima delle 14, è arrivata Marina Berlusconi, figlia di Silvio. È la prima a fare visita al Cavaliere nel giorno di Pasqua. Marina, entrata con la sua auto dai vetri oscurati dal cancello del San Raffaele di via Olgettina, ha lasciato l'ospedale dopo circa dieci minuti. Prima di ritornare in serata. In visita anche Eleonora Berlusconi. La quartogenita è rimasta all'interno della struttura per poco più di mezz'ora per poi allontanarsi a bordo dell'auto dai vetri oscurati senza rilasciare dichiarazioni. Dopo di lei dal cancello di via Olgettina 60 è andato via anche il suocero dell'ex premier, Orazio Fascina. A far visita al leader di Forza Italia, anche Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset.

Oltre alla famiglia e ai parenti, anche il 'fedelissimo' Marco Macrì, rimane in attesa davanti all'ospedale San Raffaele. Arrivato venerdì mattina direttamente dalla provincia di Lecce, il supporter dice che "per Silvio ne vale la pena" perché "gli amici non si abbandonano mai, soprattutto nel momento del bisogno". L'intenzione è di restare davanti agli edifici dell'ospedale "finché Silvio non rientra ad Arcore". Sarebbero 35 le lettere raccolte fino ad adesso da parte di sostenitori e militanti: "vedremo come fargliele avere". Al quinto giorno di ricovero, nella mattina di Pasqua, si è molto ridotto il numero dei giornalisti presenti al San Raffaele in attesa di ricevere informazioni.

Sabato mattina, invece, erano arrivate le parole del suo medico di fiducia, e primario della terapia intensiva, Alberto Zangrillo. "È evidente che sono sereno primariamente perché stiamo facendo del nostro meglio. E sono sereno perché ho davanti un paziente che è anche un grande amico per me, non posso negarlo", aveva detto entrando in ospedale. Poi il punto medico, non senza qualche timore. "C'è un grande coinvolgimento personale ma è una persona che ci ha abituato a rispondere sempre al meglio e quindi anche davanti una patologia grave in una situazione veramente difficile lui sta rispondendo bene alle terapie", aveva assicurato il dottore, senza nascondere comunque che il quadro clinico è delicato. 

"Io mi devo rifare al comunicato che abbiamo fatto due giorni fa io e il professor Ciceri. È evidente che stiamo parlando di un paziente che ha un'età che tutti conoscete con una patologia e con una complicanza che sono state definite in un modo preciso. Da questo ne conseguono delle terapie mirate, delle terapie che seguono le linee guida e che devono essere condivise sempre in medicina, quindi terapie tese al raggiungimento di un obiettivo. Il nostro obiettivo è quello di poter raggiungere la risoluzione del quadro clinico patologico", aveva proseguito.

"L'infezione polmonare - le sue parole - è la complicanza di un quadro clinico patologico di altra natura che stiamo trattando nel modo migliore cercando, come per tutti i nostri pazienti, di non lasciare nulla al caso. Quello che si legge sono delle cose assolutamente fantasiose che non rispondono ad alcun obiettivo a cui i medici seri si riferiscono, cioè soprattutto una conoscenza obiettiva del quadro clinico. Noi abbiamo una strategia terapeutica molto precisa per cui tutte quelle che sono fughe in avanti e fughe indietro, quindi il pessimismo e l'ottimismo, non rispondono a dei criteri di obiettività ai quali un medico serio è chiamato". 

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