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Coronavirus, contagi in salita (ma più piano): 17mila positivi, quasi 2mila morti in Lombardia

Gli ultimi dati ufficiali forniti da regione Lombardia. Svolta per l'ospedale in Fiera

Altra giornata di guerra al Coronavirus, quella di mercoledì 18 marzo. Regione Lombardia è sempre più in difficoltà - ma ancora con forza di reagire -, tra ospedali pieni, terapie intensive al collasso, contagi che non accennano a diminuire e persone che continuano a non restare in casa. 

La stessa regione non esclude l'adozione di "misure più rigide", per dirla con le parole dell'assessore al Welfare, Giulio Gallera, chiama in causa i medici privati o in pensione perché - Fontana dixit - "fra poco non potremo più aiutare chi si ammala" e sta analizzando, e continuerà a farlo, le celle telefoniche per avere un'idea di quanta gente ancora si stia muovendo. 

Coronavirus, contagi e morti a Milano e in Lombardia

I numeri di quella che è una vera e propria "guerra" - così l'hanno definita i vertici regionali più volte - si fanno sempre più alti. Gli ultimi dati diffusi dall'assessore al Welfare, Giulio Gallera, alle 17.50 di mercoledì 18 marzo parlano chiaro: in regione i positivi sono 17.713, con un aumento di 1493 rispetto al giorno precedente, che è comunque un dato più basso rispetto all'aumento di 1971 del giorno prima ancora. 

"I numeri sono quelli di una continua battaglia, i numeri crescono, ma oggi crescono quasi tutti in maniera inferiore rispetto a ieri", ha commentato l'assessore. "Questo è un elemento di cui dobbiamo prendere atto in maniera tendenzialmente positiva, anche se è importante il trend che valuteremo alla fine della settimana", ha sottolineato Gallera. 

I morti - "un dato che continua a salire", ha detto l'assessore - toccano invece quota 1.959, con 319 decessi nelle ultime 24 ore. Sono 7.285 le persone ricoverate in ospedale - con un aumento di 332 pazienti - e sono 924 i contagiati che sono in terapia intensiva, con un aumento di 45 nell'ultimo giorno. I guariti, usciti dagli ospedali, sono 3.488.  

Foto - Coronavirus, i contagi in tutta Italia

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Coronavirus, i contagi provincia per provincia 

I dati "sono in lieve riduzione anche nelle province", ha spiegato Gallera, facendo sempre riferimento ai "tassi" di aumento giorno su giorno. 

A Bergamo sono 4.305 i positivi, a Brescia 3.784, a Como 286, a Cremona 2.167, mentre a Lodi 1.445. "Qui ci sono solo 27 casi in più - ha evidenziato l'assessore -. Questo conferma la grande azione che abbiamo compiuto in quell'area e ogni giorno abbiamo conferma della bontà della strategia messa in campo".

A Lecco i positivi sono 466, 401 nella provincia di Monza Brianza, 514 a Mantova, 978 a Pavia, 75  Sondrio e 265 a Varese, a cui si aggiungono "383 in corso di verifica". 

Nella città metropolitana di Milano i contagiati sono 2.644, con un aumento di 318 in un giorno. ”È una crescita significativa - le parole di Gallera -. Rispetto alla popolazione non è un numero altissimo, però deve portare tutti i milanesi a una maggiore responsabilizzazione". Sotto la Madonnina il dato dice 1091 positivi, con un aumento di 127 in un giorno. 

L'andamento del contagio in Lombardia

In Lombardia il contagio cresce ma la curva non ha un'inclinazione più dolce e non ci sono più i picchi della scorsa settimana.

Ospedale "fisso" in Fiera

"C'è qualche spiraglio in qualche presidio ospedaliero, ma la situazione è ancora delicata", ha chiarito l'assessore al Welfare. Anche per questo, e su richiesta del governo, il nuovo ospedale in Fiera non dovrebbe essere più temporaneo, cioè solo in risposta all'attuale emergenza sanitaria, ma "fisso". 

"L'ospedale sarà strutturato per essere più che temporaneo - ha annunciato nello stesso punto stampa Davide Caparini, assessore al bilancio e finanza del Pirellone -. Proprio perché la Lombardia ha sviluppato un'esperienza globale per il contrasto al Coronavirus, il governo ci ha chiesto che in futuro la nostra regione potrà essere la prima a offrire conoscenze e assistenza a tutti gli italiani". 

"Quindi, da qui, il progetto da temporaneo è diventato più strutturato". Così, nascerà "un vero e proprio ospedale con tutta la strumentazione necessaria a offrire assistenza, che coprirà tutto il lasso di tempo necessario per sconfiggere questo virus". 

"Entro domani - ha spiegato Caparini - il progetto vedrà la luce e sarà ritoccato fino nei minimi dettagli per poi dare il via al giorno 0, entro il quale inizieremo a conteggiare il tempo necessario affinché il primo paziente possa entrare in terapia intensiva".

Appello a medici privati e in pensione 

La "chiamata alle armi" a dottori privati ed ex dottori è arrivata invece direttamente dal presidente di regione, Attilio Fontana. "Lancio un appello accorato a tutti i medici e infermieri che sono andati in pensione negli ultimi due anni, che svolgono la loro attività in strutture private, che magari pure essendo specialisti in rianimazione o in pronto soccorso svolgono dei lavori in questo momento non facenti parte del servizio pubblico - ha detto il governatore nella consueta conferenza stampa delle 13 di mercoledì -. A tutti questi medici e infermieri rivolgo un appello di mettersi a disposizione del nostro sistema per darci una mano in questi giorni. Credo che attraverso la disponibilità e collaborazione di questi professionisti potremo dare risposte più importanti". 

"Grazie al cielo iniziano a vedersi movimenti anche per i ventilatori e i respiratori, qualcosa si muove, ma adesso - ha ribadito il presidente - abbiamo bisogno di personale qualificato. In un momento di necessità credo che chi ha svolto un ruolo importante e delicato debba sentire il dovere e la necessità di mettersi nuovamente a disposizione della sanità e di quella missione che per tanti anni ha svolto nella sua vita".

"Ospedale in Fiera pronto a breve"

E sull'ospedale in Fiera, Fontana già in mattina era apparso più ottimista che mai, prima che Caparini annunciasse la svolta definitiva. "Abbiamo fatto un'ennesima riunione, stiamo lavorando molto intensamente sul nuovo ospedale. Stiamo portando delle modifiche che vanno nella direzione di dover far coesistere esigenze strutturali e sanitarie, ma mi sembra di poter dire che il lavoro stia andando avanti bene e che quindi - aveva auspicato - la speranza di riuscire ad arrivare a breve anche alla realizzazione di questo grande ospedale sia sempre più concreta". 

"Ciò non toglie che noi stiamo continuando a rinforzare anche le rianimazioni dei singoli ospedali. Sono due progetti autonomi e ciascuno va per conto proprio - aveva assicurato il governatore in risposta ad alcune polemiche, non senza un po' di rabbia -. I respiratori per il nuovo ospedale non verranno sottratti a quelli previsti per i vecchi ospedali, che stanno arrivando dalla protezione civile. Appena dovessero arrivare ed essere messi a disposizione, regione Lombardia provvederà a distribuirli sul territorio". 

"Dovete stare a casa, è per salvare vite"

Quindi, da Fontana era arrivato un appello ai cittadini - l'ennesimo - per convincerli a restare in casa per limitare al minimo il contagio

"Io tutti i giorni rifaccio l'appello. Amici io lo sto dicendo in modo educato, fra un po' bisognerà cambiare il tono, perché se non lo capite con le buone, bisognerà essere un po' più aggressivi - ha detto il governatore -. Non dovete uscire, dovete stare a casa. I contagi non calano, fra poco non saremo più nelle condizioni di dare una risposta a chi si ammala. Vi stiamo chiedendo un sacrificio per salvare delle vite umane". 

"Ogni uscita di casa è un rischio per voi e per gli altri. Per adesso ve lo chiediamo, ma - ha concluso il presidente della regione - se si va avanti chiederemo al governo misure ancora più rigorose".  

"O la curva scende o misure più rigide"

E che le misure finora messe in campo potrebbero non bastare lo sa anche l'assessore Giulio Gallera, che - proprio come Fontana - ha lasciato intendere che nei prossimi giorni potrebbe arrivare una nuova "stretta" in tutta la Lombardia. 

"Domenica o la curva scende o probabilmente bisognerà valutare l'assunzione di misure un po' più rigide", ha dichiarato nella mattinata di mercoledì, aggiungendo: "Spero che i sacrifici di molti e l'atteggiamento consapevole dei lombardi possa essere sufficiente".

Una nuova misura potrebbe essere l'entrata contingentata sui mezzi pubblici. "Penso che da un lato o si cerca di aumentare le corse nelle ore di punte o magari chiuderlo in altre momenti, o se questo non è possibile va contingentato, cioè dovrebbe essere consentito di entrare nei vagoni solo a un numero ridotto di persone e gli altri aspetteranno. Non vedo alternative", ha spiegato Gallera rispondendo a una domanda sull'affollamento dei mezzi pubblici a Milano, che - dopo un primo taglio più deciso - da martedì offrono un servizio al 75% del potenziale.

L'autista Atm: "Troppa gente sui mezzi e pochi controlli"

L'appello del sindaco: "Non uscite a correre"

Anche dal sindaco di Milano, Beppe Sala, è arrivato un appello a limitare al minimo le uscite, con un occhio in particolare ai runner.

"Secondo i decreti del governo potete correre - ha spiegato il primo cittadino rivolgendosi ai podisti -, ma provate ad avere questo pensiero: mentre tu, runner, corri e sei felice, ne hai cento alla finestra che ti guardano e si arrabbiano perché si sentono reclusi mentre tu corri per le strade". 

55 pazienti trasferiti, uomo muore in viaggio

Che il sistema sanitario lombardo sia in chiara sofferenza lo testimoniano i numeri dei pazienti che sono stati trasferiti in altre regioni per la mancanza di posti letto. 

Stando a quanto reso noto dalla protezione civile, 55 ricoverati - "18 affetti da Coronavirus" e "37 da altre patologie" - sono stati portati in altri ospedali d'Italia "attraverso ambulanze medicalizzate delle associazioni di volontariato di protezione civile, elicotteri del 118 e mezzi aerei dell’Aeronautica Militare". 

I pazienti sono stati distribuiti in "Piemonte (11), Friuli Venezia Giulia (9), Toscana (9), Veneto (6), Abruzzo (5), Lazio (4), Umbria (4), Puglia (3), Molise (2) e Sicilia (2)". Uno dei pazienti trasferiti è morto all'arrivo a Bari, dove lui e un altro uomo erano giunti con un aereo C130 dell'Aeronautica militare. L'uomo ha avuto un arresto cardiocircolatorio all'atterraggio ed è deceduto. 

Coronavirus, controlli sui telefoni per gli spostamenti 

Dopo l'ennesima tragedia, quindi, le parole di Fontana, Gallera e Sala assumono ancora più valenza. In Lombardia, per stessa ammissione della giunta regionale, ci sono ancora troppe persone che escono di casa, tanto che il Pirellone ha dato il via a una sorta di sorveglianza digitale. 

"Abbiamo attivato una tecnologia in collaborazione con le compagnie di rete mobile", ha annunciato martedì sera il vicepresidente del Pirellone, Fabrizio Sala. I dati servono a registrare in maniera quantitativa - quindi totalmente anonima per i proprietari dei telefoni - la mole di persone in movimento in regione verificando in sostanza quelli che si staccano dalla propria cella telefonica solita, passando a un'altra. 

Ad oggi, i dati dicono che il calo dei movimenti è stato del 60%: Ci sono ancora troppe persone che si spostano - ha spiegato Sala -, corrispondenti al 40% del totale. Il consiglio è e resta di rimanere a casa".

"Il 40% - ha ribadito il numero due del Pirellone - non è un dato sufficiente per dirci che riusciamo a contenere nel miglior modo possibile il virus. C'è sicuramente chi lavora, e li ringraziamo tutti, ma a chi si muove ancora per motivi superflui continuiamo a chiedere «state a casa» perché - ha concluso Sala - il dato non è sufficientemente basso". 

Foto - Il grafico con gli spostamenti

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Dove c'era il caos, c'è il deserto: il video da brividi col drone

Coronavirus, morti due preti a Milano

Non solo numeri, però. Perché dietro le cifre - fredde, asettiche - ci sono nonni, padri, madri, amici e storie. 

Come quella di don Luigi Giussani, il sacerdote della parrocchia milanese di San Protaso e Gervaso, in piazzale Brescia, morto nelle scorse ore. Il prete era stato ricoverato all'ospedale Niguarda per Coronavirus venerdì 13 marzo, dopo avere avuto un po' di febbre e il tampone del Covid-19 era risultato positivo.

Lunedì 16 marzo era stata eseguita una tracheotomia, ma don Luigi è deceduto la mattina di mercoledì 18 marzo. Don Giussani era stato ordinato sacerdote nel 1974, mentre dal 1986 è stato docente di religione al Liceo Classico Cesare Beccaria di Milano. Dopo essere andato in pensione, ha collaborato alla pastorale universitaria in Curia.

Il giorno prima la stessa sorte è toccata a don Marco Barbetta, 82 anni, a lungo cappellano al Politecnico. Era malato da tempo e le sue condizioni si erano aggravate dopo avere contratto il Coronavirus. 

Il sacerdote è deceduto il 17 marzo. Era nato a Milano nel 1937 e si era laureato prima in chimica e poi in teologia. È stato professore al Collegio Arcivescovile di Tradate fino al 1981, mentre dal 1984 è stato parroco alla chiesa di San Pio X a Milano, in via Villani. Dal 2013 era alla parrocchia di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa.

Morto medico di base di Codogno

Sotto la Madonnina è morto anche il dottor Marcello Natali, segretario della Federazione dei medici di medicina generale di Lodi. Il medico, 57 anni, dopo il ricovero a Cremona, era stato trasferito a Milano e ricoverato intubato in terapia intensiva per una grave polmonite bilaterale. 

Mercoledì mattina è arrivata la notizia della sua morte. Natali, nato a Bologna, esercitava la sua attività di medico di famiglia nell'area di Codogno, in provincia di Lodi, dove è scoppiato il primo focolaio dell'epidemia di Covid-19.

Il segretario generale della federazione, Silvestro Scotti, ha scritto su Facebook: "Ho sperato di poter ridere con lui domani del mio errore sulla sua morte, ho sperato... non ho più lacrime, ciao Marcello Natali amico di sempre, non meritavi questo. Non meritiamo questo".

"Tamponi a tutti gli operatori sanitari"

E medici, infermieri, operatori sanitari chiedono più sicurezza, più tutela. Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl Lombardia mercoledì mattina hanno ricordato come in regione siano "già 691 le operatrici e gli operatori sanitari positivi al coronavirus tra medici, infermieri e tecnici. Il numero di contagiati cresce e crescerà - hanno scritto in una nota - se non si adotta una profilassi specifica, a partire da queste lavoratrici e lavoratori in prima linea".

Quindi, da qui, la richiesta di "estendere i tamponi a tutti gli operatori sanitari" impegnati contro l'emergenza Covid-19. "Regione Lombardia - hanno concluso - adotti subito questa profilassi. Le persone che ci curano vanno protette". 

Venerdì collaudo per la nuova terapia intensiva

Nella mattina di mercoledì qualche buona notizia, per fortuna, è arrivata. La nuova terapia intensiva del San Raffaele, realizzata nella tensostruttura dell'ospedale grazie alla raccolta fondi lanciata da Chiara Ferragni e Fedez, entrerà in funzione a breve. "Venerdì sarà pronta per il collaudo", ha annunciato con un tweet Alberto Zangrillo, primario di terapia intensiva cardiovascolare e generale del nosocomio milanese.

I lavori per il nuovo "padiglione" dell'ospedale sono stati fulminei: è stato costruito da zero in 12 giorni e sarà in grado di ospitare 14 pazienti.

Ok alla sperimentazione del farmaci 'anti Coronavirus'

Nelle scorse ore è giunto anche l'ok dell'Aifa, l'agenzia italiana del farmaco, per la sperimentazione "controllata" su 330 pazienti del farmaco anti artrite, fornito gratis dalla casa farmaceutica Roche.

"Annunciamo la sperimentazione del tocilizumab, farmaco per artrite reumatoide; i dati preliminari sono promettenti. Lo studio sarà su 330 pazienti e partirà giovedì per valutare l'impatto del farmaco", ha detto Nicola Magrini, direttore Aifa, alla conferenza stampa alla Protezione civile. 

Il farmaco, ha spiegato Magrini, "riduce l'effetto del fattore di infiammazione, perché il virus produce reazione infiammatoria molto ampia. L'idea dunque era che potesse spegnere questa 'cascata infiammatoria'". 

Coronavirus, allestiti i prototipi in Fiera

E altre notizie incoraggianti per il sistema sanitario, ormai quasi messo in ginocchio dall'emergenza, erano arrivate anche dalla nuova struttura nella Fiera, prima ancora dell'ottimismo palesato da Fontana e Caparini mercoledì.

Sono infatti già stati allestiti i prototipi dei moduli che comporranno l'ospedale all'interno della Fiera MilanoCity. Per il momento non sono funzionanti, ma l'obiettivo della Regione è quello di moltiplicarli - letteralmente - e trasformare una sezione dell'ex polo fieristico in un vero nosocomio.

I lavori sono ripartiti dopo le incomprensioni dei giorni precedenti - e dopo l'arrivo di Guido Bertolaso al fianco di Attilio Fontana - e una grande mano è arrivata anche dalle donazioni per oltre 30 milioni di euro da parte di Berlusconi, Caprotti e Moncler.

"Ho avuto un'altra riunione operativa con il team di Bertolaso. Devo dire che c'à stata una notevole accelerazione per la realizzazione dell'ospedale in Fiera Milano - ha dichiarato il presidente Attilio Fontana parlando con i giornalisti nel pomeriggio di martedì -. Sono ottimista, aspettiamo le ultime risposte sui respiratori".

Donati 40 milioni di euro e1 milione di mascherine

Proprio il governatore, nella serata di martedì, ha voluto rivolgere il suo grazie a chi ha donato, dagli imprenditori ai "normali" cittadini. 

"Sono arrivate donazioni per oltre 40 milioni di euro in pochi giorni per la lotta al Coronavirus e la salute dei lombardi. Sono profondamente orgoglioso dei lombardi che ancora una volta hanno dimostrando il loro grand coeur, donando ognuno ciò che può, dai 5 euro ai 10 milioni", ha scritto il presidente della regione.

"Ognuno ha dato il proprio contributo per sostenere il lavoro che Regione Lombardia sta mettendo in campo - ha ribadito - sia per riorganizzare e ampliare le Unità di Terapia Intensiva, consentendo a medici, infermieri, operatori sociosanitari e volontari di far fronte all'emergenza, sia per la realizzazione del nuovo ospedale nei padiglioni di Fiera Milano".

"Ciascun euro, ogni donazione piccola e grande, sarà rendicontata e - ha concluso Fontana - destinata alla nostra sanità, ai nostri cittadini".

E Fondazione Veronesi, come annunciato dal presidente Paolo Veronesi, ha deciso di donare un milione di mascherine agli ospedali lombardi: arriveranno entro la fine della settimana.

Dalla Cina volo con 10 tonnellate di materiale sanitario

Solidarietà è arrivata, come in passato, anche dalla Cina.  Mercoledì pomeriggio a Milano è atterrato un aereo da Shangai carico di 10 tonnellate di materiale sanitario donato da alcune province cinesi all'Italia.

Ad annunciarlo, con un post pubblicaot su Facebook martedì, è stato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. "Lo sforzo che l’Italia sta sostenendo in queste settimane è grandissimo. E come Governo abbiamo il dovere di dare risposte concrete, soprattutto verso medici, infermieri e operatori sociosanitari che 24 ore su 24 sono in prima linea a combattere l’emergenza Coronavirus. Domani pomeriggio - ha scritto il ministro grillino - arriverà a Milano, da Shanghai, un volo cargo con circa 10 tonnellate di materiale sanitario". 

A bordo ci saranno "30 ventilatori polmonari, 400mila mascherine, 60mila kit diagnostici, farmaci, 5.500 tute protettive, 6.700 occhiali protettivi e molto altro. Aiuti che si vanno ad aggiungere a quelli già arrivati nei giorni scorsi" a Roma e martedì mattina a Milano con una donazione della Croce rossa cinese. 

A Milano medici dalla Cina

Non solo materiale sanitario. Perché - ha spiegato lo stesso Di Maio - "l'aereo trasporterà anche due gruppi di medici, infermieri ed esperti cinesi che, a seguito delle intese siglate tra i ministeri degli Esteri, della Salute e le Regioni Lombardia e Toscana, si recheranno a Firenze e Milano", dove continua la lotta per trovare posti in terapia intensiva.

E nei prossimi giorni la staffetta di solidarietà si ripeterà un'altra volta. "Inoltre - ha sottolineato Di Maio - partirà un altro volo cargo per la Cina che porterà in Italia altri 100 ventilatori polmonari e almeno altri 2 milioni di mascherine, in parte già acquistate dalla Protezione Civile e dal commissario straordinario per le strutture ospedaliere, in parte oggetto di donazioni". 

"Mentre dalla Germania - ha concluso il ministro - sono in arrivo oltre 1.500 tute mediche destinate agli ospedali della Lombardia. L’Italia non è sola e oggi tutto il mondo deve parlare una sola lingua: quella dell’umanità".

Nuova autocertificazione per uscire

E nella giornata di martedì novità sono arrivate anche dal governo, che ha deciso di cambiare l'autocertificazione necessaria per uscire di casa - solo per motivi di lavoro o per l'acquisto di beni di prima necessità - ed evitare così multa e denuncia che scattano in caso di uscita senza reale necessità

"È on line il nuovo modello di autodichiarazioni in caso di spostamenti che contiene una nuova voce", ha fatto sapere il ministero degli Interni. La grande novità è che "l'interessato deve autodichiarare di non trovarsi nelle condizioni previste dall'art. 1, comma 1, lett. c) del D.P.C.M. 8 marzo 2020 che reca un divieto assoluto di mobilità dalla propria abitazione o dimora per i soggetti sottoposti alla misura della quarantena ovvero risultati positivi al virus Covid-19".

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Nuova autodichiarazione, cosa cambia

In sostanza, da oggi - oltre a dichiarare il perché dello spostamento -, i cittadini dovranno anche certificare di non essere in quarantena per positività al Coronavirus. 

"Il nuovo modello - ha spiegato il Viminale - prevede anche che l'operatore di polizia controfirmi l'autodichiarazione, attestando che essa viene resa in sua presenza e previa identificazione del dichiarante. In tal modo il cittadino viene esonerato dall'onere di allegare all'autodichiarazione una fotocopia del proprio documento di identità".

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