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Il coronavirus frena a Milano, continua a calare la pressione sugli ospedali lombardi: i dati

A Milano i contagi hanno subito una frenata passando dai 161 di mercoledì ai 105 di oggi. Ecco la situazione

Continua ad allentarsi la pressione sugli ospedali della Lombardia: i malati di Coronavirus che hanno bisogno di cure sono sempre meno. E anche a Milano i contagi hanno subito una frenata: nella giornata di giovedì 23 aprile sono state trovate 105 persone positive ai test, ieri erano state 161 (il totale è ora di 7.221). E lo stesso discorso vale per tutta la Città Metropolitana dove sono stati trovati 277 nuovi casi (ieri erano stati 480).

In tutta la regione sono state trovate altre 1.073 persone positive al virus arrivato dalla Cina (il totale è arrivato a 70.165) a fronte di 12.016 tamponi. Ma, come detto, sta calando anche la pressione sugli ospedali della Regione; i ricoverati sono diminuiti di 527 unità arrivando a 9.982: 500 persone hanno lasciato i reparti e altre 27 le terapie intensive mentre si sono registrate 1.400 persone "guarite" (44.220 il totale). Resta alto il numero dei decessi: in un giorno il virus ha ucciso altre 200 persone (la cifra totale è 12.940).

In numeri assoluti la provincia lombarda più colpita dal Coronavirus è sempre quella di Milano. Seguono Brescia (12.308), Bergamo (10.946), Cremona (5.807), Monza e Brianza (4..317), Pavia (3.874), Mantova (3.022), Lodi (2.833), Como (2.764), Varese (2.340), Lecco (2.132) e Sondrio (1.056).

Sala: "I medici mi parlano di 300mila contagiati"

"Sto chiedendo al presidente Attilio Fontana di avere maggiore chiarezza, perché voglio trasmettere a voi la verità, più che rassicurare". Testo e musica del sindaco di Milano, Beppe Sala, che giovedì mattina - nell'ormai consueto video "buongiorno da palazzo Marino" - ha detto la sua sul numero dei positivi al Coronavirus in città. 

"C'è un elemento di grande incertezza, quello dei contagi - ha spiegato il primo cittadino -. Sono un po' in imbarazzo a dover parlare dei contagi. Sul mio computer ho dei dati e vedo che da inizio pandemia il dato progressivo è pari a 7.116. Poi - ha evidenziato Sala - ho medici e scienziati che mi parlano di altri numeri". Il sindaco ha chiamato in causa il professor Carlo La Vecchia, "della Statale, di cui mi fido molto". 

"A Milano i contagiati a suo parere, ma guardate che è un parere condiviso dalla scienza, vanno tra i 150mila e i 300mila. Quindi noi dibattiamo, anche sui social, di un numero che corrisponde a 7.116, ma poi abbiamo i medici che ci dicono fino a 300mila. Capita l'incertezza - ha proseguito Sala - e anche l'imbarazzo". 

"Muore una persona su due ricoverata in terapia intensiva": lo studio

Un paziente Covid che viene ricoverato in terapia intensiva ha il 49% di essere ucciso dal virus. È quanto si evince da una prima indagine svolta dal Policlinico di Milano su circa 1.600 ricoveri in Terapia Intensiva avvenuti in Lombardia nelle settimane iniziali di diffusione del contagio; studio realizzato da Giacomo Grasselli, responsabile della anestesia e terapia intensiva dell'ospedale milanese.

No "zona rossa" a Milano 

Giovedì mattina, ai microfoni di Mattino 5, ha parlato l'assessore al Welfare, Giulio Gallera, che ha dato una sua spiegazione sul numero di nuovi contagi a Milano, che continua a far fatica a scendere. "Quei dati risentono dell'ampliamento delle categorie a cui vengono fatti i tamponi - ha sottolineato -. come operatori sanitari che hanno solo 37.5 di temperatura, operatori delle Rsa". In sostanza, quindi, l'assessore si è "difeso" spiegando che i casi aumentano perché stanno aumentando le persone sottoposte al tampone. 

Lo stesso Gallera ha poi detto la sua su un'ipotetica "zona rossa" a Milano in vista della ormai prossima fase 2, che dovrebbe partire il 4 maggio. "I nostri ospedali liberano posti letto, le terapie intensive anche, al pronto soccorso ci sono molte meno persone con sintomi da Covid e in forma più lieve - ha spiegato -. Il dato empirico più importante è quello sul polso degli ospedali e da lì non ci ritorna un dato di criticità da immaginare una zona rossa, siamo in una fase diversa", ha assicurato. 

Controlli a Milano

Proseguono i controlli delle forze dell'ordina a Milano e nella Città Metropolitana. Nella giornata di mercoledì 22 aprile polizia, Locale, finanza e carabinieri hanno fermato e controllato sulle strade 13.889 persone. I multati, i "furbi", sono stati solo 339: poco meno del 2,5% del totale. Nessuna persona, invece, è stata denunciata per falsa dichiarazione.

Controlli sulla circolazione ma non solo: le forze dell'ordine hanno passato al setaccio anche 4.298 esercizi commerciali. I titolari denunciati per aver cercato di fare i furbi sono stati 14 (lo 0,3% dei controllati).

Secondo Gallera la Lombardia ha retto l'emergenza meglio di New York e Madrid

Un paragone diretto. Netto. Secondo l'assessore al welfare della Regione, Giulio Gallera, la Lombardia ha retto l'emergenza Coronavirus meglio di New York, Madrid e Bruxelles o "altre megalopoli o aree densamente popolate e produttive". È quanto ha detto il membro della Giunta Fontana nella mattinata di giovedì 23 aprile alla trasmissione trasmissione tv 'Aria pulita'.

"Qui è scoppiata la bomba atomica, il primo caso nel mondo occidentale è stato quello della Lombardia, il cratere è stato tra Lodi, Bergamo, Brescia — ha chiosato Gallera —. Noi abbiamo aree della nostra regione con numero di positivi e decessi nettamente inferiori a Venezia, Verona, Reggio Emilia. Vogliamo dire che in una parte della nostra regione siamo stati bravi a fare medicina del territorio, a salvare la vita delle persone e siamo stati incapaci in un'atra area? Mi sembra una ricostruzione francamente un po' bislacca, qui è arrivato senza presentarsi il virus, si è diffuso, ha girato nei bar, negli ospedali per almeno 25 giorni e a un certo punto l'insieme delle persone infette ha fatto esplodere tutto questo".

Coronavirus, morto Carlo Vergani, il dottore che studiava la "nuova longevità"

Avrebbe compiuto 82 anni sabato ma il virus ha colpito anche lui, luminare della scienza e professore di fama internazionale di geriatria. Carlo Vergani, medico che ha dedicato la sua vita agli studi sulla "nuova longevità" e sui disturbi dell'invecchiamento, è morto, ucciso dal Coronavirus, al Policlinico di San Donato dove era stato ricoverato a inizio aprile per un intervento al cuore. 

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