Puoti (Niguarda): "Negli ospedali tanti malati che avrebbero potuto fare i monoclonali"
Il primario di malattie infettive: "Chi è positivo verifichi con il medico se può prendere gli anticorpi monoclonali. Riducono l'ospedalizzazione del 50%"
La terapia con anticorpi monoclonali non appena c'è la positività al covid diminuisce il numero di ricoveri in ospedale "quando è troppo tardi". Lo ha affermato Massimo Puoti, direttore di malattie infettive dell'Ospedale Niguarda di Milano, intervistato da Adnkronos Salute. Secondo il primario, la terapia in questione limita le ospedalizzazioni e questo è importante per due ragioni.
Per prima cosa, "significa avere meno persone che stanno male". In secondo luogo, "riuscire a far funzionare gli ospedali" senza 'dirottarli' sulle cure del covid. Gli ospedali stanno infatti cercando di recuperare un arretrato accumulatosi durante i picchi della pandemia covd ed è importante prevenire il ricovero per i malati covid. Le terapie monoclonali si possono effettuare nelle prime ore di contagio, per cui è importante, secondo Puoti, che chiunque scopra la positività, anche se vaccinato, contatti il medico di famiglia o i reparti di malattie infettive dei nosocomi. "Chi ha oltre 75 anni può fare le monoclonali, ma anche un'altra serie di soggetti. Queste terapie riducono le ospedalizzazioni del 50%".
"Troppe ospedalizzazioni si ripercuote su tutti"
"In Lombardia - ha aggiunto Puoti - si sta cercando di fare un 5% in più di interventi chirurgici rispetto a quelli del 2019 e di avere le stesse prestazioni ambulatoriali del 2019, con grosso sforzo di tutti. Lavoriamo il sabato pomeriggio fino a tardi, sia medici sia infermieri. Ma se, per esempio nel nostro ospedale, oltre agli otto letti di rianimazione che usiamo per questi pazienti, ne dobbiamo aprire altri sei o sette, va a finire che non ci sono i rianimatori per seguire gli interventi chirurgici in elezione. Ed è una cosa che si ripercuote su tutti".