Da ultima della classe a "maestra": così la Lombardia ha messo il turbo ai vaccini
Cambiando dirigenti, software per la gestione delle prenotazioni e creando hub la Regione ha accelerato la campagna vaccinale che era partita in maniera disastrosa
La campagna vaccinale anticovid in Lombardia era iniziata in modo disastroso. A gennaio, con le prime dosi di Pfizer consegnate alla Regione, non era scattata una corsa all'immunizzazione, anzi. "Trovo agghiacciante la classifica di chi ha vaccinato più persone" e "Non richiamo i medici dalle ferie per fare i vaccini", aveva detto l'allora assessore al Welfare Giulio Gallera. Dichiarazioni che gli costarono il siluramento. Ma in cinque mesi la situazione sul fronte vaccini è andata via via migliorando e adesso la campagna vaccinale procede (quasi) a ritmo sostenuto. Le cose potrebbero sicuramente andare meglio: se le case farmaceutiche consegnassero più sieri all'Europa (quindi, di riflesso, all'Italia e alla nostra regione) la Lombardia potrebbe fare ancora meglio dato che la macchina vaccinale funziona bene.
Dal 10 al 13 maggio, secondo i dati del Ministero della Salute, i centri vaccinali lombardi hanno inoculato oltre 341mila dosi (si tratta di un dato parziale destinato a crescere nei prossimi giorni) ma la media è circa 85mila dosi al giorno. L'obiettivo delle 100mila punture al giorno (raggiunto e superato a fine aprile) per il momento è saltato perché manca la materia prima, anche il commissario straordinario per i vaccini nei giorni scorsi aveva ridotto il target regionale. "La regione sta viaggiando a un ritmo eccellente — ha chiosato il governatore Fontana ai microfoni di Radio24 nella giornata di giovedì 13 maggio —. Rispettiamo tutte le indicazioni e i numeri da Roma, potremmo andare molto oltre quei numeri ma purtroppo dobbiamo tenere conto dei vaccini a disposizione". "Il generale Figliuolo ci ha detto di viaggiare intorno alle 85mila e anche ieri le abbiamo usate", ha sottolineato Fontana, rimarcando poi che "con la nostra organizzazione potremmo inoculare 140, 150mila dosi al giorno".
Ma come ha fatto la Lombardia a passare da ultima della classe a modello per l'Italia? Innanzitutto è stata cambiata la classe dirigente: silurato Giulio Gallera l'assessorato al Welfare è stato affidato a Letizia Moratti che ha nominato Guido Bertolaso come coordinatore del piano vaccinale anticovid. Con questi primi cambiamenti — avvenuti tra fine gennaio e inizio febbraio, mentre la macchina vaccinale arrancava — sono state messe le basi per i risultati dei giorni scorsi. Cambiati i vertici la Regione ha iniziato a predisporre le strutture in cui inoculare i vaccini, tutto ciò mentre a Roma cambiava governo e commissario per l'emergenza coronavirus. Quando il governo Draghi e il generale Figliuolo hanno cancellato il faraonico progetto delle Primule la Lombardia ha stretto i primi accordo con i privati per creare i prim hub vaccinali.
Fondamentale nel cambio di passo, inoltre, è stato anche il cambio del sistema che gestisce le prenotazioni. Il farraginoso software sviluppato da Aria — che aveva causato problemi sia in fase di prenotazione che per gestire gli appuntamenti — a inizio aprile è stato sostituito col sistema sviluppato da Poste Italiane. Sempre a inizio aprile era stato presentato il piano per la vaccinazione di massa, calendario che la Regione — tranne alcuni errori di comunicazione — sta rispettando. Certo, tutto non procede secondo le previsione più rosee (lo ripetiamo le forniture di vaccini non sono al massimo) ma gli obiettivi minimi vengono superati quotidianamente.