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Il grido d'aiuto dei carabinieri: "Chiediamo solo i tamponi, da Fontana mai nessuna risposta"

Il sindacato Unarma scrive, un'altra volta, alla regione: "Chiediamo i tamponi". La lettera

Vorrebbero semplicemente essere controllati e tutelati. Vorrebbero poter continuare a lavorare - perché anche loro sono in "prima linea" - con la certezza di non essere pericolosi per se stessi e per gli altri. Chiedono soltanto di essere ascoltati perché - dicono citando il generale Carlo Alberto dalla Chiesa - "certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli". 

I carabinieri lombardi lanciano, di nuovo, il loro grido d'allarme e lo fanno con una lettera aperta indirizzata al presidente di regione Lombardia, Attilio Fontana, firmata da Leonardo Landriscina, segretario regionale del sindacato Unarma. Proprio come la lettera dello scorso 20 marzo - "rimasta inascoltata" - la richiesta è una e semplice: avere la possibilità di fare i tamponi a tutti gli uomini delle forze dell'ordine, impegnati in strada a combattere l'emergenza Coronavirus

Nella missiva, i militari sottolineano che la "richiesta inviatale in data 20 marzo è rimasta inascoltata" e che visto "perdurare e l'innalzamento della situazione epidemiologica nella Regione Lombardia e nella fattispecie nella città di Milano" sarebbe il caso di seguire "la responsabile iniziativa posta in essere da altre regioni come il Veneto, la Toscana, l’Emilia Romagna e per ultima la Campania, le quali hanno previsto l’applicazione dei test di positività al Covid-19 per le categorie maggiormente esposte a rischio, tra cui gli operatori delle forze di polizia e del soccorso pubblico". 

"Operatori sempre in strada..."

"Riteniamo che, una simile iniziativa o presa di posizione sia di grande ausilio al fondamentale obiettivo di questo delicato momento che il nostro Paese Italia e cioè riuscire a contenere, quanto più possibile, il diffondersi del contagio, tra tutti gli operatori preposti alla sicurezza", sottolineano da Unarma. Anche perché quegli stessi operatori "per deontologia professionale, passione e spirito di sacrificio si adoperano quotidianamente e sistematicamente nel verificare il rispetto delle disposizioni legislative nazionali e di regione, garantendo, come sempre, l’ordine e la sicurezza di tutti i cittadini lombardi". 

"Signor Presidente, tutti gli operatori di polizia e pubblico soccorso, proprio per la loro peculiarità dei loro compiti, hanno, devono e non possono esimersi nell’avere molteplici contatti con la cittadinanza, nella maggior parte dei casi con persone delle quali si sconosce il proprio stato di salute, spesso e materialmente non ci si può attenere al rispetto della distanza minima di sicurezza, non da meno bisogna tenere profondamente presente che i Dpi messi a disposizione del predetto personale, seppur in modo non esaustivo per tutte le incombenze e personale, deve essere utilizzato in modo razionale e - sottolineano dal sindacato - solo qualora il rischio di contagio sia evidente, constatazione che dal predetto personale non può essere accertato poiché non specializzato per tale situazione"

"Chi garantirà la sicurezza?"

"Ci viene da dire e chiederle, chi provvederà alla sicurezza del territorio e dei cittadini Lombardi, se malauguratamente il virus dovesse diffondersi in maniera incontrollabile ed esponenziale anche tra le forze dell’ordine e del soccorso pubblico? Questa domanda ci era sorta spontanea fin dall’inizio dell’emergenza, diventata successivamente pandemia, avendo intuito quanto fosse opportuno preservare dal possibile contagio la nostra categoria, per scongiurare il rischio di ritrovare in quarantena intere articolazioni che si occupano di ordine e sicurezza pubblica della nostra regione da Lei amministrata", rivendicano i carabinieri.

Quindi, un richiamo alla lettera dello scorso 20 marzo: "Ad oggi siamo ancora in attesa di una esaustiva risposta. Non di un provvedimento, non di una ordinanza, non di una delibera – come hanno fatto le Regioni Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Campania - bensì solo e soltanto di una semplicissima risposta, in considerazione di essere pienamente a conoscenza che le Regioni hanno la competenza ordinaria sulla salute, mentre quella straordinaria spetta alle compagine governativa nazionale", evidenziano da Unarma.

Una lettera senza mai risposta

E a fare male ai carabinieri è stata proprio l'assenza di risposte: "Non si evince in regione Lombardia un barlume di vicinanza e di rispetto da parte della rappresentanza politica a cui spettano tali competenze, per la quale ne deriva una preoccupante riduzione di personale presente ed utilizzabile sul territorio, motivo per cui noi non ci stancheremo mai di scrivere e segnalare ciò che riteniamo giusto, non solo per il personale medesimo ma per la comunità Lombarda tutta. Né ci stancheremo di ringraziare ogni istituzione preposta che abbia voglia e la consapevolezza di trovare il tempo e le attenzioni da rivolgere a questo delicato aspetto dell’emergenza in atto."

I carabinieri hanno chiesto aiuto, di nuovo. Sperando che questa volta qualcuno risponda. 
 

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