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Covid, allarme del Pd: "Chiusi pronto soccorso e punto nascita per spostare medici in Fiera"

L'allarme di Pietro Bussolati, consigliere Pd: "Da mercoledì chiusure all'ospedale di Sesto"

Da un ospedale all'altro. Chiudendone uno, in parte, e rinforzandone un altro. Pietro Bussolati, consigliere regionale del Pd, lancia l'allarme chiusura per l'ospedale di Sesto San Giovanni: un rischio collegato, a suo dire, al centro covid allestito in Fiera a Milano dalla regione e riaperto nei giorni scorsi dopo l'impennata, vertiginosa, di contagi e ricoveri. 

"Per recuperare medici e infermieri per l’ospedale in Fiera la Regione vuole chiudere il pronto soccorso e il punto nascita dell’ospedale di Sesto San Giovanni", ha messo nero su bianco in una nota l'esponente dem al Pirellone. “Pare - ha spiegato - che la Regione abbia deciso di chiudere da mercoledì il pronto soccorso e il punto nascita per trasferire tre anestesisti e sei infermieri all’ospedale in Fiera". 

E a sentire Bussolati, che per ora non è stato smentito dalla regione, ci sarebbe già un piano pronto. "Il pronto soccorso sarebbe spostato al Bassini e il punto nascita a Niguarda. Un fatto gravissimo - il j'accuse del democratico - che nasce dalla necessità per la  Regione di recuperare 153 medici intensivisti e 459 infermieri, operatori che non ci sono e che la Regione vuole sottrarre ad altri ospedali, già allo stremo, indebolendone la capacità di cura". 

"Il tutto per attrezzare una struttura, quella della Fiera, che non può contare su nessuna specializzazione e può quindi in realtà curare solo i malati meno gravi. La Regione - ha concluso Bussolati - fa esattamente quello che, a detta di tutti i maggiori esperti, non va fatto, sguarnisce la sanità territoriale per investire in un unico hub”.

La situazione in Fiera

Intanto, domenica altri due pazienti - adesso il totale è 10 - sono stati trasferiti nell'ospedale al Portello tanto voluto dalla giunta Fontana e il cui progetto è stato seguito personalmente da Guido Bertolaso

La struttura, che durante la prima ondata dell'epidemia era rimasta praticamente inutilizzata - con annesse e inevitabili polemiche sui 20 milioni, dei privati, spesi -, ha riaperto le porte lo scorso 23 ottobre con 14 letti "attivi".

"Ulteriori posti letto, già pronti, potranno essere resi disponibili in base alle necessità indicate dal 'Coordinamento regionale' e all'andamento del numero di contagi", avevano fatto sapere dal Pirellone, aggiungendo che "nel Padiglione sono oggi attivi 3 medici anestesisti e 3 infermieri del Policlinico, oltre al personale logistico e di supporto, a copertura delle 24 ore". Che il personale non sia sufficiente, però, lo ha ammesso - anche se indirettamente - la stessa regione, iniziando un reclutamento proprio tra gli altri ospedali lombardi.

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