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Coronavirus, in Lombardia 131 i detenuti positivi: il punto sulle carcere di Milano

I dati sono del garante dei detenuti del Consiglio regionale, Carlo Lio. Com'è la situazione

Come durante la prima ondata, anche le carcere rischiano di diventare dei focolai importanti in questo secondo colpo di coda del coronavirus. Sono 131 i detenuti attualmente positivi al coronavirus in Lombardia, tutti isolati e monitorati dai medici.

Covid, la situazione nelle carceri di Milano

Nelle carceri milanesi di San Vittore e Bollate sono stati individuati due hub Covid che accolgono i positivi provenienti da tutti gli istituti penitenziari della regione: a San Vittore ci sono oggi 82 persone in cura; a Bollate 45. Altri quattro detenuti positivi ma asintomatici sono in isolamento nelle carceri di Pavia (2) e Voghera (2). I dati sono del garante dei detenuti del Consiglio regionale, Carlo Lio.

“Per affrontare la seconda ondata – ha spiegato Lio in una intervista con Radio Marconi – sono due i centri Covid all’interno degli istituti penitenziari, San Vittore e di Bollate. Qui vengono indirizzati i detenuti positivi da tutti i distretti lombardi che non necessitano di ricoveri ospedalieri”.

Per evitare che i contagi possano aumentare, ha spiegato lo stesso garante, il timore è che, “come nella prima fase, possano essere sospesi i colloqui con i familiari e il lavoro dei volontari all’interno delle carceri”. Secondo Lio, dopo l’esperienza della primavera “i detenuti si sono auto responsabilizzati aumentando la cura dell’igiene personale e del rispetto del distanziamento, laddove possibile. Non solo, in alcuni istituti sono state avviate iniziative di sostegno alla società, come la raccolta fondi a Busto Arsizio volta a regalare ai degenti in terapia intensiva i tablet per parlare con i familiari”, ha ricordato Lio.

“Da ogni guerra – ha poi chiosato il garante – nasce un insegnamento e mi auguro che alla fine di questa drammatica situazione ci si renda conto che il carcere, così com’è strutturato oggi, non ha le condizioni per poter riabilitare le persone e che dobbiamo immaginare pene diverse e alternative alla detenzione”.

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