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Coronavirus Duomo / Via Festa del Perdono

Secondo uno studio il coronavirus avrebbe infettato il 10% tra studenti e prof della Statale

È emerso da uno studio coordinato da Carlo La Vecchia, professore di statistica medica

Il 10% tra studenti e personale dell'Università degli Studi di Milano sarebbe stato contagiato. Il condizionale è d'obbligo, ma il risultato è il frutto di una indagine epidemiologica coordinata da Carlo La Vecchia, professore di statistica medica dell'ateneo di via Festa del Perdono.

Lo studio e i risultati

In 14 mila fra studenti e personale (circa il 21% della popolazione universitaria) sono stati arruolati per un breve sondaggio - anonimo alla fonte - condotto nel periodo tra il 14 e il 30 aprile. Il questionario includeva una serie di domande sui sintomi correlati a Covid-19 nelle 3 settimane precedenti. Il periodo complessivamente coperto dallo studio va quindi dal 24 marzo al 30 aprile. Ipotizzando che solo la metà dei sintomi segnalati sia riconducibile a Covid-19, spiegano gli autori, "la nostra indagine conferma che circa il 10% della nostra comunità accademica sarebbe stata affetta" dalla malattia.

Anche se non rappresentativi della popolazione generale, spiegano i ricercatori che hanno lavorato all'indagine, "questi dati confermano pertanto che, anche ignorando i casi asintomatici, Covid-19 ha colpito una parte sostanziale della comunità accademica in marzo e aprile, ampiamente superiore rispetto ai casi registrati". Nel periodo preso in esame 217 persone hanno eseguito almeno un tampone. Di queste, 46 erano risultate positive (21,3% di quelli eseguiti, 0,3% del complesso dei rispondenti).

E i risultati sembrano andare in questa direzione. Almeno nell'ambito della comunità che popola l'ateneo. Quanto alla prevalenza di sintomi simil-Covid, nel periodo dal 24 marzo al 30 aprile ne ha riportati il 21,8% dei partecipanti al sondaggio (3.138 persone), e l'1,5% (219 persone) ha segnalato febbre superiore a 38,5° C. La frequenza di chi ha riferito sintomi era simile in donne e uomini, leggermente più alta nei giovani (in larga parte studenti), nei fumatori e nei soggetti sovrappeso, elencano i ricercatori. La giovane età della maggioranza della popolazione indagata, fanno notare, suggerisce che "una proporzione rilevante di tali sintomi possa essere attribuita a Covid-19, e non a patologie croniche eventualmente associate a tali sintomi principalmente nei soggetti più anziani. Inoltre, sia l'influenza stagionale che molte altre virosi sono poco frequenti a fine marzo-aprile".

Tuttavia, parte dei sintomi riferiti può essere legata ad altre condizioni (virali) non specifiche. Dall'altro lato è possibile, in ogni caso, che una parte delle sintomatologie - e la maggioranza degli episodi di febbre superiore a 38.5° C - sia dovuta a Covid. L'indagine ha fotografato anche un minor rischio relativo di sintomi moderati-gravi nelle donne, tipico di Covid. E' noto che le donne hanno una minor frequenza di queste forme più intense. E il dato rilevato in Statale, dicono gli esperti, conferma indirettamente che una proporzione rilevante di sintomi riportati sono da attribuire a Covid. 

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