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Coronavirus, il virologo: il famoso picco è in arrivo? No, non ci sarà un picco unico in Italia

"È normale vedere alti e bassi, quello che è importante valutare è l'andamento complessivo"

Il bollettino quotidiano dei contagi? "È normale vedere alti e bassi, quello che è importante valutare è l'andamento complessivo della curva. Per avere un quadro realistico e vedere gli effetti delle misure adottate ci vuole ancora del tempo: dobbiamo aspettare fine mese". Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità, spiega a 24Mattino su Radio24 perché l’impennata dei casi registrata giovedì in Lombardia non deve spaventarci. 

"Un bollettino quotidiano di questo tipo - dice Rezza - si fa tramite le Regioni, che danno dati aggregati al ministero, e lo si è fatto" per una questione di trasparenza e tempestività. "Ma si tratta di dati condizionati dal fatto che i contagi risalgono a 5-10 giorni fa, poi ci sono i tempi della notifica. I dati sono molto dipendenti dal numero di tamponi fatti e dai tempi delle notifiche. Quindi abbiamo questa altalena: per uno o due giorni le cose vanno meglio. Poi magari, come giovedì, si fanno più tamponi e...". Insomma, i casi possono arrivare a notifica con qualche giorno di ritardo e il trend va verificato in un periodo di tempo più ampio rispetto alla singola giornata. 

Più tamponi, più contagiati: "Ma c'è un problema di fattibilità"

Diversi osservatori hanno collegato l’aumento dei casi al maggior numero di test effettuati. In Lombardia giovedì sono stati analizzati 6047 tamponi, contro i 4671 di mercoledì e i 3453 del 24 marzo. A livello nazionale il numero dei tamponi analizzati giovedì è di 36.615, contro i 27.041 del 25 marzo. Più di 9.500 tamponi in più. È cambiato qualcosa? Rezza spiega che sui tamponi c’è soprattutto un problema di fattibilità. "I reagenti - spiega - non sono infiniti e c'è una corsa anche a livello internazionale ad accaparrarseli. Allora una regione oberata come la Lombardia non potrà mai fare i tamponi" a tutti contatti dei pazienti. "Una regione con meno impegno potrà farlo: in Veneto l'hanno fatto - ricorda Rezza - e hanno tenuto la situazione sotto controllo a livello territoriale, ma non si trovavano in mano quella bomba biologica come a Lodi e a Bergamo".

Rezza (Iss): "In Lombardia qualsiasi febbre è attribuibile al coronavirus"

"I tamponi – sottolinea Rezza - vanno fatti il prima possibile a persone sintomatiche, perché bisogna fare diagnosi, individuare focolai e, se c'è bisogno, curarle. Se c'è disponibilità i tamponi possono essere fatti anche a persone con pochissimi sintomi o a contatti di pazienti”. Ma qui subentra appunto il problema di cui si diceva sopra. "In una regione come la Lombardia, dove l'incidenza è molto alta, qualsiasi febbre probabilmente è attribuibile al Sars-Cov-2, perché il rischio è molto alto".

"Risultati a fine mese"

I risultati del lockdown si vedranno solo tra qualche giorno. "Noi abbiamo scelto di fare distanziamento sociale in Italia, ma continua un po' di trasmissione intra-familiare e si registrano i contagi avvenuti prima" delle misure di chiusura. Ecco perché, ribadisce Rezza, "occorre aspettare fine mese per vedere qualche risultato". Quanto alla Germania, "lì fanno tamponi mirati, e hanno una rete ospedaliera molto forte. Ma hanno avuto anche un paio di vantaggi: l'epidemia è arrivata dopo - tranne un piccolo focolaio poi controllato - e ha colpito soprattutto i giovani, e questo spiega il basso tasso di ospedalizzazione. Vedremo come andrà". 

Il virologo Pregliasco: "Il dato di accessi al pronto soccorso non è in crescita"

Sulla stessa lunghezza d’onda il virologo Fabrizio Pregliasco, docente di Igiene all’Università Statale, intervenuto questa mattina a Circo Massimo, su Radio Capital. Secondo l’esperto, l’aumento dei contagiati registrato giovedì è da attribuire al fatto che "sulla singola giornata incide il tempo di diagnosi" e "l’arrivo del caso ad essere effettivamente notificato".

Inoltre "sappiamo che come in tutte le epidemie i casi sono notificati sottostimati. Nella Bergamasca, nel Bresciano, ma anche su Milano c’è un’oggettiva percezione che i casi siano di più, sia come casi sintomatici o con piccola sintomatologia, ma purtroppo anche tristemente come numero di morti". Il rialzo di giovedì ad ogni modo non deve spaventarci: "I dati sugli accessi al pronto soccorso che è l’elemento più pesante per fortuna non sono in crescita, non sono più quelli della scorsa settimana" sottolinea il virologo, spiegando che – a suo avviso - i risultati delle misure di distanziamento "arriveranno nel prossimo week end o nei primi giorni della prossima settimana. Ci daranno ulteriore conforto, ma sappiamo che non si deve mollare". 

"Non sarà un picco unico"

Il famoso picco è in arrivo? "Non sarà un picco unico in realtà - spiega Pregliasco -, perché il picco italiano è la sommatoria di tanti picchi di diversi comuni e province. I dati ci dicono, anche rispetto all’esperienza cinese ma più in generale delle epidemie, che raggiunto un blocco che supera il tempo di incubazione massimo presumibile, i famosi 14 giorni, dovrebbe esserci un’evidenza di risultati. Speriamo che tutto questo si verifichi". 

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