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Nuove chiusure e restrizioni: dai teatri ai ristoranti, l'onda della protesta si gonfia sempre più

Sono tante le categorie - già messe a dura prova nei mesi scorsi - che hanno manifestato il proprio scontento dopo l'approvazione del Dpcm che entra in vigore lunedì 26 ottobre

Se gli studenti, gli insegnanti e i comuni avevano già chiesto di lasciare le scuole superiori aperte dopo l'ordinanza di Fontana sulla didattica online, con l'approvazione del nuovo Dpcm la protesta si estende ai diversi settori che da lunedì 26 ottobre soffriranno le restrizioni imposte con l'intento di "tenere sotto controllo la curva epidemiologica", per usare le parole del premier Giuseppe Conte.

Ristoranti, bar, pub e locali

In prima linea gli esercenti di bar, discoteche e ristoranti, che già nei giorni scorsi avevano protestato contro il coprifuoco chiedendo maggiori aiuti e uno stop alle limitazioni. Lunedì alle 15 molti proprietari di locali si troveranno in presidio davanti alla Prefettura di Milano. "Se non si adottano misure economiche strutturali per i prossimi anni - ha dichiarato Alfredo Zini, titolare del ristorante Al Tronco e presidente del club delle imprese storiche di Confcommercio - sarà la chiusura per molte attività".

Il timore da parte di molti gestori è da una parte che nelle proteste degli imprenditori ci siano infiltrazioni di black block e 'professionisti del disordine', come li ha definiti il presidente del Consiglio (facendo riferimento alle manifestazioni di Napoli). E dall'altra che le aziende in difficoltà possano essere acquistate da organizzazioni mafiose.

Spettacolo

Con la scenografica manifestazione Bauli in piazza, all'inizio di ottobre i lavoratori dello spettacolo avevano già chiesto urgenti provvedimenti per fare fronte alla mancanza di lavoro. Adesso la situazione di teatri, cinema e luoghi di cultura (salvo i musei che potranno rimanere aperti) rischia di essere ancora più drammatica considerando che per alcuni non c'è mai stata una ripartenza: lo aveva messo in luce il flash mob degli artisti dell'8 ottobre.

Davanti al Piccolo domenica si è svolta una manifestazione pacifica che rivendicava i diritti dei lavoratori del settore, così come del pubblico, a "dignità, reddito e cultura". Nelle scorse ore, inoltre, diverse personalità dello spettacolo avevano scritto a Conte nel tentativo di scongiurare un'altra chiusura di teatri e cinema.

"Chi opera nel settore della cultura - si leggeva in uno dei punti della lettera - è consapevole dell’importanza che essa ricopre soprattutto in momenti difficili come quello che ci troviamo ad affrontare. Sarebbe un grave danno per i cittadini privarli della possibilità di sognare e di farsi trasportare lontano oltre i confini della propria quotidianità". Ma la missiva non ha purtroppo sortito l'effetto desiderato.

Ad esprimere la sua delusione per le restrizioni imposte a teatri e cinema con il nuovo decreto ministeriale anche il sindaco di Milano Beppe Sala che su Facebook ha scritto: "Ieri il Capo dello Stato ha richiamato a uno spirito di 'eale e fattiva collaborazione fra le Istituzioni della Repubblica'. E io così farò. Ma non posso dire di condividere le norme del Dpcm sullo spettacolo".

Alberghi

"La situazione che si sta delineando nelle ultime ore - si legge in una nota dell'Associazione Italiana Confindustria Alberghi - evidenzia come il settore pur non essendo direttamente oggetto di provvedimenti di chiusura, di fatto veda bloccata l’attività".

Il nuovo decreto ministeriale prevede infatti lo stop anche anche fiere e cerimonie, oltre che agli eventi, congressi e meeting già fermi. Ad essere chiusi, inoltre, sono anche gli impianti di risalita. E in generale la raccomandazione del governo è quella di limitare il più possibile i propri spostamenti sul territorio.

In una lettera a Conte e ai ministri Franceschini, Gualtieri e Patuanelli, Confindustria Alberghi ha chiesto che fin da subito il comparto possa rientrare nell’ambito degli indennizzi che si stanno prevedendo per le realtà più colpite dai nuovi provvedimenti. "Le imprese sono allo stremo - afferma l'associazione di categoria - il protrarsi della crisi e questa nuova recrudescenza della pandemia allontana ulteriormente il ritorno alla normalità".

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