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Martedì, 19 Marzo 2024
Coronavirus

Cosa sta succedendo con la terza dose del vaccino in Lombardia

La regione stoppa la somministrazione delle terze dosi in farmacia

In Lombardia stop alla terza dose del vaccino anti covid in farmacia. La decisione è stata presa martedì sera dal Pirellone, che ha comunicato in una nota la novità che riguarda le "dosi booster", cioè i richiami del siero anti coronavirus che vanno effettuati sei mesi dopo la seconda somministrazione. 

"A seguito del nuovo schema posologico dei vaccini anti covid 19 approvati, Pfizer e Moderna, comunicato da Aifa l'11 ottobre, la somministrazione della terza dose anti covid 19 nelle farmacie aderenti è sospesa", si legge in una comunicazione del Pirellone. 

"La prenotazione è comunque garantita attraverso il portale di prenotazione www.prenotazionevaccinicovid.regione.lombardia.it", hanno chiarito dalla regione. Al momento possono prendere appuntamento i "cittadini trapiantati e immunocompromessi" - che possono avere quella che tecnicamente viene definita "dose addizionale" 28 giorni dopo la seconda - e gli over 80, che invece devono attendere sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale. 

L'appello alle donne incinte

Sempre martedì la regione - per bocca dell'assessore al welfare, Letizia Moratti - ha voluto rivolgere un appello alle donne incinte. "Mi rivolgo a quante - le parole della vicepresidente - pur attendendo un figlio o una figlia, non hanno ancora aderito alla campagna vaccinale anti covid. Ricordo loro che è possibile vaccinarsi senza prenotare recandosi liberamente presso un qualunque centro vaccinale della regione. La vaccinazione in gravidanza e in allattamento non solo non comporta rischi, come evidenziato dai dati scientifici, ma è uno strumento centrale, altamente consigliato sia dall'organizzazione mondiale della sanità sia dall'istituto superiore della sanità, per proteggere le donne e di conseguenza i neonati".

Le evidenze scientifiche mostrano in effetti che la gravidanza è un fattore di rischio per una malattia grave come il covid 19 - hanno sottolineato dal Pirellone - "e che le donne in gravidanza possono essere considerate una popolazione fragile nei confronti dell'infezione. Il rischio di mortalità nelle donne in gravidanza, con infezione da covid 19, è infatti 22 volte maggiore rispetto a quelle senza infezione".

"Inoltre, le donne con infezione da covid 19 in gravidanza sono soggette a maggior rischio di sviluppare patologie quali pre-eclampsia, eclampsia e sindrome Hellp con conseguente aumento dei ricoveri e dell'incidenza di parti pretermine e - hanno concluso dalla regione - di tagli cesarei per alterazioni al benessere materno e fetale". 

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