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Coronavirus

I 40enni in Lombardia potranno prenotare il vaccino dal 20 maggio

Bertolaso: "Ora non possiamo, abbiamo le agende piene"

Non è ancora il momento di aprire le vaccinazioni ai 40-49enni contro il covid, nonostante la raccomandazione del commissario nazionale Francesco Paolo Figliuolo. Lo ha detto Guido Bertolaso, responsabile lombardo della campagna di vaccinazioni, specificando il motivo: le agende sono piene fino alla prima settimana di giugno compresa. La Lombardia sta "correndo" sui vaccini, anche più della media italiana e, senza dosi di vaccino, non è possibile aprire subito le prenotazioni. Al momento i centri vaccinali lombardi hanno a disposizione circa 85 mila dosi giornaliere.

Ma la Lombardia ha comunque fissato le date per le prossime fasce d'età: i 40-49enni potranno iniziare a prenotarsi a partire dal 20 maggio, i 30-39enni a partire dal 27 maggio, i 16-29enni a partire dal 2 giugno. Le vaccinazioni per gli ultra 40enni inizieranno non prima della seconda metà di giugno. Bertolaso, annunciando la novità, ha voluto dimostrare, numeri alla mano, il buon andamento della campagna vaccinale lombarda, quasi tutti i giorni sopra il target indicato dal commissario Figliuolo, arrivando a un totale di 161 mila dosi somministrate in più rispetto al target, mentre il resto del Paese è stato sotto di 102 mila dosi, su un totale di oltre sette milioni e mezzo di somministrazioni a livello nazionale. «Se la Lombardia non avesse lavorato bene, il target nazionale non sarebbe stato conseguito», ha commentato Bertolaso.

«A fine luglio prima dose a tutti»

Bertolaso ha poi affermato che, se arriveranno tutte le dosi previste e necessarie, a fine luglio la Lombardia avrà potuto somministrare almeno la prima dose di vaccino anti covid a tutti i lombardi che l'avranno voluta. E ha fatto sapere che, il 14 maggio, vengono vaccinati gli ultimi 24 ultra centenari ancora mancanti. Riguardo a come sono andate le cose fino ad ora, Bertolaso ha sottolineato che il successo lombardo è dato anche dalla bassa percentuale di non vaccinati nelle fasce d'età finora più coperte, come ad esempio il 6,6% di non vaccinati nella fascia 80-89 contro l'11,1% del resto d'Italia («una fascia che, come sapete, è stata per noi un percorso ad ostacoli», ha commentato). Notevole anche il divario nella fascia d'età 60-69 anni: 35,4% di non vaccinati (e non prenotati) in Lombardia, 50% in Italia.

«La Lombardia è stata rallentata, siamo al di sotto delle nostre capacità vaccinali. Se ci fosse data la possibilità di essere in linea con le nostre capacità, la campagna nazionale andrebbe meglio», ha commentato la vice presidente della giunta Letizia Moratti: «La nostra priorità è e sarà quella di mettere in sicurezza le categorie più fragili. Attendiamo di aprire le prenotazioni per i 40enni perché mettere in sicurezza i più fragili significa combattere i ricoveri intensivi e i decessi».

«E' la più grande campagna di sanità pubblica mai organizzata nel nostro Paese», ha detto il presidente della giunta Attilio Fontana: «I risultati sono stati possibili anche unificando le forze della sanità e della protezione civile, una decisione presa all'inizio della campagna vaccinale e che ha consentito di organizzarla mettendo a disposizione alcune tra le migliori forze della nostra Regione. Questo modello è stato poi assunto a livello nazionale. Adesso ci vorrebbero più dosi per poter concludere con la massima determinazione la campagna. Mi auguro che l'"inondazione" avvenga e che si tenga conto dell'atteggiamento assunto dal popolo lombardo. In Lombardia quasi non ci sono stati rifiuti del vaccino».

«In Lombardia ferite aperte»

«La nostra gente - ha continuato Fontana - ha deciso di accettare ciò che diceva il medico sul vaccino perché abbiamo ancora ferite aperte e sofferenze che l'hanno indotta a pensare che chiudere la campagna vaccinale è l'unico modo per tornare a vivere. Qui c'è stata la più grande sofferenza per il covid e si sta dimostrando come la gente voglia superare questo periodo drammatico della nostra esistenza».

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