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Emergenza Coronavirus: si può fare la spesa in un altro Comune?

Il sindaco di Bollate è sicuro: non si può, anche se non è scritto con chiarezza nel decreto. Ecco perché (e perché potrebbe invece "vincere" il buon senso)

In piena emergenza sanitaria da Coronavirus, si può uscire di casa per stretta necessità, tra cui fare la spesa alimentare. Ma "quanto" ci si può allontanare in questo caso? Come è noto, il decreto del presidente del consiglio firmato l'8 marzo (ed esteso il 9 a tutta Italia) non specifica esattamente, anche perché sarebbe quasi impossibile farlo. Non c'è, ad esempio, un riferimento ai confini comunali. Tuttavia il sindaco di Bollate, Francesco Vassallo, ha voluto prendere una posizione su Facebook spiegando ai propri concittadini di restare a Bollate per fare la spesa. 

E non per campanilismo. Ma per una interpretazione restrittiva, evidentemente da lui sposata, secondo la quale, come si legge nel post del primo cittadino, intitolato "La spesa in altro Comune", «applicando il buon senso, la spesa è un'esigenza urgente ma farla in altro comune non lo è. Uscire da Bollate per fare la spesa non è un'attività improrogabile e indifferibile poichè ci si può recare semplicemente in uno dei negozi bollatesi». 

Conclude Vassallo: «Però questa disposizione non è scritta in modo chiaro ed esplicito, ma si può desumere dal ragionento logico appena esposto. Nel dubbio si applica sempre l'interpretazione più restrittiva». Il sindaco, va detto, parla di Bollate ai bollatesi e non intende applicare il ragionamento a qualunque realtà italiana. Ma ha suscitato in ogni caso un certo dibattito tra i residenti.

«Vorrei sapere cosa cambia se vado a fare la spesa ad Arese invece che a Bollate. Giusto per capire che contagio evito facendola a Bollate e non ad Arese? il rischio del contagio lo corro comunque, quindi preferirei fare la spesa dove la faccio sempre», scrive Laura. «Quindi immagino che l'Esselunga di Baranzate sia vuota visto che solo i baranzatesi possono entrarci. E la Coop di Novate (piuttosto piccola, n.d.r.) avrà la coda di 2 km visto che deve servire tutta Novate», aggiunge Tania. Tanti altri aderiscono invece all'invito del sindaco. «Sto notando che c'è parecchia gente che fa fatica a capire che siamo in emergenza e che bisogna cambiare abitudini finché non avremo debbellato questo maledetto virus», commenta Pierlina.

Divieto e buon senso

Il dibattito è animato. Qualcuno sottolinea, ad esempio, che l'Esselunga di Baranzate (molto grande e non sempre affollata) è meno a rischio di contatti ravvicinati (e quindi di contagio) rispetto a supermercati più piccoli e con una o due casse aperte per volta. L'interpretazione dettata dal sindaco di Bollate pare perentoria, e questo potrebbe far ritenere che i vigili (il sindaco è anche il più alto ufficiale di polizia locale) la applicheranno così come l'ha descritta Vassallo; ma il buon senso potrebbe invece guidare la scelta. Ad esempio, se si vive a qualche decina di metri dall'Esselunga di Baranzate, pur risiedendo a Bollate, sarebbe ragionevole chiudere un occhio, così come i residenti di Cascina Merlata, nel Comune di Milano, che hanno i supermercati più vicini a Pero. Intanto i controlli proseguono, e le denunce per assenza di giustificato motivo aumentano.

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