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Giovedì, 28 Marzo 2024
Coronavirus

Covid, in Lombardia mancano gli "eroi": in ospedali e pronto soccorso pochi infermieri

L'allarme lanciato dal sindacato Fials: "Mancano, di nuovo, gli infermieri". La denuncia

Pochi, decisamente pochi, per arginare - di nuovo - l'emergenza. Fials, il sindacato che riunisce le figure professionali impegnate nel mondo della sanità, lancia l'allarme carenza di personale per gli infermieri impegnati, un'altra volta, nella lotta al covid a Milano e in tutta la Lombardia. 

"I pronto soccorso e i reparti tornano a riempirsi e, purtroppo, anche i dati delle terapie intensive sono in salita. La cosiddetta seconda ondata di covid-19 è arrivata, con numeri importanti soprattutto in Lombardia. Il problema maggiore? La cronica carenza di personale infermieristico nelle corsie e sul territorio, frutto di anni di scelte miopi, di tagli e di scarsa valorizzazione delle risorse umane", hanno messo nero su bianco da Fials in un comunicato. 

Lombardia, mancano gli infermieri

“Avremmo dovuto essere in grado di non ripetere vecchi errori, ma le numerose denunce sono rimaste inascoltate", l'amara constatazione di Mimma Sternativo, segretario generale del sindacato. E proprio Fials è andata alle radici del problema, ricordando come Fnopi - la federazione nazionale ordini professioni infermieristiche - abbia sottolineato più volte la "mancanza di 53mila infermieri in Italia", dovuta all'assenza di "un razionale programmatorio del numero di accessi in università". 

"Oggi le aziende non hanno personale cui attingere, le poche graduatorie esistenti sono molte volte fittizie perché lo stesso infermiere è inserito in più graduatorie. Non va inoltre dimenticato il rischio di sottrarre personale alle Rsa che versano già in grosse difficoltà e che per condizioni lavorative sono meno attrattive rispetto alle aziende ospedaliere", la riflessione di Sternativo. "In merito alla situazione contingente, c'è da sottolineare che l'assunzione dei 30mila medici e infermieri a tempo determinato di cui ha parlato il premier Conte domenica sera è riferita solo e soltanto per il periodo emergenziale, e non fa che ripetere vecchi schemi. E soprattutto dove sono questi professionisti? Da tutte le aziende del milanese e hinterland sappiamo che c’è grossa difficoltà a trovare personale", ha assicurato il segretario Fials. "E anche il tentativo di Regione Lombardia di correre ai ripari, tornando ad investire sul territorio con l’introduzione della figura dell’infermiere di famiglia, sembra insufficiente. Al momento le aziende ospedaliere hanno fatto una manifestazione d’interesse interna, ma ancora oggi il ruolo e i compiti di questa figura non sono stati chiariti", ha proseguito. 

Ospedali pieni, ma inadeguati

E la situazione, inevitabilmente, non è delle migliori: "I pronto soccorso degli ospedali milanesi e dell’hinterland sono già sovraccarichi, con percorsi mancanti o inadeguati, creati con quattro sedie, pazienti positivi e negativi ricoverati nello stesso reparto, una scarsa organizzazione che rischia di compromettere la qualità delle cure e dell'assistenza ai pazienti - hanno evidenziato dal sindacato -. E ovviamente è a rischio anche il personale, a causa della scarsa propensione delle aziende a proteggere gli operatori sanitari, non soltanto con le tute e le maschere ma anche con un monitoraggio continuo con test di screening tampone ed esame sierologico". 

"Il rischio è che il sistema collassi per davvero - la nefasta previsione della sgla -. Questa volta non c’è l’adrenalina a tenere i corpi in piedi e le menti attive. Gli infermieri e tutti coloro che operano nelle strutture ospedaliere e sanitarie non vogliono essere eroi usa e getta, prima spremuti e poi abbandonati. Vogliono - ha concluso la Sternativo - solo poter svolgere la loro professione al meglio per i pazienti, senza mettere in pericolo se stessi".
 

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