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Musica dal vivo, i locali di Milano contro Palazzo Marino: «Proposte confuse e calate dall'alto»

Contestata l'idea dell'hub per gli spettacoli: «Sminuita la nostra professionalità. Azzeriamo tutto e confrontiamoci»

Un anno (abbondante) di stop. Senza incontri, approfondimenti o un progetto per la ripresa, il recupero, le riaperture. Un'erogazione di denaro (attraverso il Fondo di Mutuo Soccorso) non ancora arrivata. E un'idea (l'hub per gli spettacoli) "stroncata". E' durissimo l'atto d'accusa dei luoghi di Milano e dintorni dedicati alla musica dal vivo: firmato da quattordici locali (Alcatraz, Apollo, Club Biko, Carroponte, Circolo Magnolia, Fabrique, Germi, Legend Club, Live Club, Lorenzini District, Magazzini Generali, Rocket, Santeria e Social Music City), ma con la "voce in sottofondo" anche di quelli che, nel frattempo, durante l'emergenza Covid hanno dovuto prendere la decisione di spegnere le luci per sempre: Spazio Ligera, Circolo Ohibò, Serraglio, Blues House e altri ancora. Tutto questo in una città da sempre simbolo e capitale della musica e dello spettacolo. 

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Un periodo, quello ancora in corso, nel quale «non ci sono stati incontri, confronti, né un progetto condiviso su modalità e tempi di recupero e ripresa», scrivono all'unisono i club firmatari della dichiarazione: «Proposte che sarebbero dovute arrivare da parte dell'assessorato alla Cultura, responsabile di un settore centrale per la socialità e la collettività di una comunità, un'istituzione che, ancora di più in questo momento, dovrebbe essere un riferimento». Intanto i gestori aspettano ancora che arrivino i fondi di emergenza promessi e deliberati, a quasi un anno dalla pubblicazione dei risultati, attraverso il Fondo di Mutuo Soccorso.

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Stroncata l'idea dell'hub per gli spettacoli

Le ultime proposte presentate dall'assessore alla cultura di Milano, Filippo Del Corno, erano incentrate soprattutto sul progetto "Milano, Che Spettacolo!", che tra l'altro prevede l'assegnazione di un hub in cui le realtà cittadine, di musica e teatro, possono accedere per produrre spettacoli. Pensata per quegli spazi che, con le misure anti Covid previste (soprattutto in termini di capienza), non potrebbero avere un ritorno economico, l'idea viene però stroncata dai gestori dei live club milanesi: «Una proposta improvvisa e calata dall'alto, con tempistiche irreali e senza un indirizzo artistico chiaro. Un progetto confuso, che sminuisce la nostra professionalità, che taglia le gambe agli spazi esistenti e che, per di più, disperde economie vitali per la sopravvivenza dei luoghi della cultura e dell'intrattenimento», affermano i quattordici locali firmatari della nota. 

Un'idea, si legge ancora, «che potrebbe apparire "utile" nelle sue intenzioni» ma che «non affronta, risolve e considera il sistema di produzione dei Live Club esistenti. Un sistema fatto di lavoratori, investimenti, strutture faticosamente create negli anni, che in parte abbiamo perso negli ultimi mesi a seguito delle chiusure. Gli spazi che sono sopravvissuti finora, a maggior ragione essendo in numero limitato, andrebbero coinvolti e ascoltati: per comprenderne problematiche, esigenze e differenze, per trovare soluzioni che li possano sostenere tutti, con proposte coordinate, per un confronto, purtroppo a oggi inesistente».

Di qui la richiesta al sindaco di Milano Beppe Sala (che è anche sindaco della Città metropolitana) e all'assessorato alla Cultura di «fermare queste iniziative estemporanee» e, invece, operare «un cambio di passo e modalità per affrontare questa emergenza che sta mettendo a rischio gli spazi e tutti gli operatori culturali». Cominciando da un appuntamento di «confronto vero» con il settore della musica dal vivo, «senza decisioni già prese».

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