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Domani il monitoraggio Iss: è il giorno dei cambi di colore, come ci arriva la Lombardia

Il 30 aprile arriva il monitoraggio Iss: per la Lombardia sarà confermata la zona gialla

Non sarà un venerdì di passione, forse per la prima volta. Per domani, 30 aprile, è atteso il classico monitoraggio dell'istituto superiore di sanità sull'andamento dell'epidemia di covid 19 nelle regioni italiane, i cui dati guideranno poi il ministero della salute nella scelte dei colori e delle relative fasce di rischio. 

La Lombardia - che da lunedì scorso è in zona gialla, con divieti e restrizioni più leggeri - arriva bene all'appuntamento ed è praticamente certa di restare colorata di gialla, senza nessun rischio di sfumature arancioni. 

Le riaperture - su tutte quelle dei locali, che possono tornare a servire pranzi, cene e aperitivi all'aperto - sono ancora troppo vicine nel tempo per poter avere un effetto sui contagi e anche il ritorno dei ragazzi a scuola, per ora, non sembra aver causato un'impennata nei numeri lombardi. E in effetti, i bollettini quotidiani diffusi da regione Lombardia e protezione civile confermano che il rapporto tra casi testati e nuovi positivi è in discesa, come come in discesa sono i tassi di occupazione degli ospedali e, finalmente, i numeri sui decessi. La regione ha poi cominciato a correre seriamente nella campagna vaccinale e la soglia di allarme di 250 casi su 100mila abitanti è ben lontana dall'essere raggiunta. 

Milano e le altre città lombarde, insomma, arriveranno a venerdì in piena forma e per la regione sarà confermata la zona gialla. Il che, comunque, non vuol dire "liberi tutti". Sul tema nei giorni scorsi si è espresso anche il governatore Attilio Fontana, che ha invitato i lombrdi al rispetto delle regole. 

"Dobbiamo chiedere ai nostri cittadini di fare un ulteriore sforzo anche in questi giorni", aveva spiegato il presidente. "Bisogna rispettare le regole perché è l'unico sistema che ci consente di evitare nuovi problemi. Dobbiamo essere rispettosi per non ricadere in nuove restrizioni. La nostra gente - aveva concluso il numero uno del Pirellone - ha bisogno di sentirsi non oppressa e perché ciò avvenga bisogna regolamentarsi". 

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