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Le mascherine si fanno in carcere: un milione di chili di tessuto e quattro macchinari sdoganati

Coinvolti venti detenuti del carcere di Bollate

Quattro macchinari per produrre mascherine sono stati sdoganati in modo rapido, nel corso degli ultimi mesi, dai funzionari dell'agenzia dogane e monopoli di Milano 2 e Milano 3 in collaborazione con il carcere di Bollate, nell'ambito del progetto "Ricuciamo", per la produzione di mascherine da parte dei detenuti.

Allo stesso tempo, sono previsti dieci treni dalla Cina, attraverso l'antica via della seta, con una maxi fornitura di tessuto-non tessuto per produrre le mascherine. Il tessuto-non tessuto sdoganato ad oggi ammonta a quasi un milione di chili e fa parte della commessa sottoscritta negli scorsi mesi dal Commissario Straordinario per l’emergenza Covid-19 in agosto, per garantire la produzione nazionale delle mascherine.

I venti detenuti impiegati nel laboratorio, sotto il coordinamento di supervisori esterni, producono mascherine di tipo chirurgico destinate al personale e agli ospiti degli istituti penitenziari dislocati nel territorio nazionale. Nei prossimi giorni è previsto l’arrivo del nono e penultimo treno, costituito da 42 vagoni e con un carico di circa 200 mila chili di tessuto-non tessuto. L'agenzia dogane e monopoli, come finora, garantirà lo sdoganamento rapido della merce con la procedura dello svincolo diretto, previsto dall’Ordinanza 19/2020, per consentire al Commissario Straordinario di averne la disponibilità in tempi brevissimi una volta riscontrata la regolarità del carico e del trasporto.

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