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Morti per covid, sul Trivulzio i pm chiedono l'archiviazione ma 'bacchettano' i vertici

Si va verso l'archiviazione dell'inchiesta. Soddisfatto il governatore lombardo Fontana ("articoli vergognosi"), ma nella richiesta dei pm si leggono comunque pesanti 'staffilate' all'ex direttore generale

La procura di Milano ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta relativa alle tante morti al Trivulzio. Il giorno dopo il governatore della Lombardia Attilio Fontana festeggia: "Sono contento per Giuseppe Calicchio", ha detto intervistato a Mattino Cinque riferendosi all'ex direttore generale, che era indagato per epidemia colposa (e il Trivulzio per responsabilità degli enti): "E' la dimostrazione della serietà e della professionalità con cui è stato gestito il Pio Albergo. Sono contento umanamente di sapere che non ci sono state responsabilità ed errori".

Secondo il governatore della Lombardia, nel 2020 sugli anziani morti al Trivulzio di covid "è stata una speculazione indegna, sono stati pubblicati articoli vergognosi. Io ero tranquillo perché anche la commissione presieduta da Gherardo Colombo aveva condotto un'indagine da cui era emerso che da parte del Pat non era stata fatta alcun tipo di violazione di norme e protocolli". E ha concluso affermando che "quello che forse la gente fatica a ricordare è che noi abbiamo affrontato una tempesta che si è scatenata per prima sul nostro territorio, all'inizio abbiamo dovuto cercare di reagire con le poche armi che avevamo".

"Impossibile verificare il nesso"

Secondo i pm di Milano Mauro Clerici e Francesco De Tommasi, titolari dell'inchiesta, non è stato possibile tracciare il percorso dell'infezione da covid "dall'ingresso nella struttura alla diffusione nei diversi reparti". Riguardo a Calicchio manca il nesso causale tra i suoi comportamenti e decisioni e la diffusione del virus (e i decessi). Per la responsabilità del Trivulzio come ente, occorreva dimostrare che i reati fossero riconducibili "alla responsabilità dei vertici" e commessi "a vantaggio dell'ente stesso". In particolare, in Lombardia fino a inizio aprile 2020 i tamponi erano raccomandati soltanto sui pazienti con sintomi e in caso di ricovero in ospedale, non per tracciare i contagi.

Inoltre, l'eccesso di mortalità al Pat per covid (321 morti tra gennaio e aprile 2020) si collocherebbe "in una fascia intermedia", cioè in linea, "rispetto a quanto avvenuto nelle Rsa del Milanese". Ciò significa che, secondo i pm, non vi sarebbe un 'caso Trivulzio' diverso e peggiore dalla situazione verificatasi nelle residenze per anziani della stessa area geografica. Infine non sono state riscontrate "carenze di assistenza sanitaria" da parte del Pat agli ospiti che sviluppavano la malattia, che possano avere inciso sui contagi.

"Carenza oggettiva di interventi"

Ma i pm, in alcuni passaggi della richiesta d'archiviazione, non sono affatto teneri verso i precedenti vertici del Trivulzio e anzi sottolineano alcune mancanze. Ad esempio, i consulenti tecnici incaricati dalla procura non hanno potuto disporre di "informazioni affidabili sull'evoluzione delle presenze complessive dei pazienti nei diversi reparti", per cui l'inchiesta si è dovuta limitare ai casi di decesso. Ed ancora, gli stessi consulenti concludono di avere riscontrato, in ogni caso, "una carenza oggettiva rispetto alle necessità di intervento richieste dal diffondersi dell'infezione, delle misure messe in atto dal Pat nel primo periodo dell'epidemia, ovvero fin verso la fine di marzo 2020, per quanto attiene distribuzione di dpi adeguati, formazione dei dipendenti, tracciamento del contagio, conseguenti provvedimenti di isolamento e contenimento".

"All'inizio si occultavano le difficoltà"

Una tempestiva adozione di queste misure, secondo i consulenti, "avrebbe con ogni verosimiglianza limitato la diffusione del contagio all'interno del Pat". Invece, scrivono i pm nella richiesta d'archiviazione, "non si può sottacere che alcuni atteggiamenti iniziali del direttore generale del Pat e dei suoi più stretti collaboratori, come emergono dalle dichiarazioni e dalla corrispondenza acquisita, sembrano espressione di una certa sottovalutazione del rischio, in un'ottica che pare diretta, per l'appunto all'inizio del contagio, ad occultare più che a risolvere le difficoltà". Manca però la prova che questo abbia avuto diretta conseguenza sulla diffusione del contagio. Archiviazione, dunque (se verrà accolta dal gup), ma non totale 'assoluzione' dalle responsabilità.

"Non cali l'oblio sulla strage"

L'associzione Felicita, che raccoglie i parenti delle vittime del Trivulzio, con il suo presidente Alessandro Azzoni promette di non fermarsi qui. E, probabilmente, presenterà opposizione alla richiesta di archiviazione. "Sono evidenti le criticità e le inadempienze della dirigenza del Pat, che tentava di nascondere quello che stava succedendo nonostante l'emergenza covid", commenta Azzoni dopo avere attentamente letto la richiesta di archiviazione della procura: "Il materiale probatorio dimostra le negligenze. Ma per noi non è socialmente accettabile che cali l'oblio su questa strate e su queste morti. I parenti delle vittime e la società civile devono ancora una volta lottare in Italia per dimostrare che la legge è uguale per tutti. C'è un vento di impunità e autoassoluzione su quanto è accaduto".

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