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"Carenze oggettive" al Trivulzio sul covid. Dopo l'archiviazione dell'inchiesta è guerra Pd-Fi

Majorino attacca Fontana e gli risponde De Chirico. I pm hanno chiesto l'archiviazione dell'inchiesta ma non hanno mancato di 'bacchettare' gli ex vertici del Trivulzio sulla gestione del covid e sulle morti nella struttura

Fa ancora rumore la richiesta d'archiviazione, da parte della procura di Milano, dell'inchiesta sulla gestione dei primi mesi di pandemia covid al Pio Albergo Trivulzio. Il primo politico a reagire alla notizia era stato Attilio Fontana, presidente della Lombardia, affermando di essere "indignato per l'indegna campagna stampa" contro il Trivulzio e i suoi vertici durante il 2020, in primis l'allora direttore generale Giuseppe Calicchio. Ora le scintille scoppiano tra il Partito Democratico e Forza Italia.

"Mi ostino a ricordare la responsabilità di Fontana nella gestione della pandemia", ha replicato Pierfrancesco Majorino, parlamentare europeo del Pd: "Responsabilità che nessun potrà mai cancellare". Controreplica di Alessandro De Chirico, consigliere comunale di Forza Italia: "Majorino prosegue con la linea diffamatoria e denigratoria, anziché vergognarsi e chiedere scusa per le accuse infamanti che, all'epoca, aveva lanciato contro Regione Lombardia. La verità è emersa: quelle drammatiche settimane si svolgevano in un contesto eccezionale, che ha colto tutti di sorpresa, ma senza responsabilità penali. Rimane indelebile il dolore per gli ospiti deceduti, ma anche l'amarezza per chi ancora oggi strumentalizza quelle morti".

"Carenza oggettiva di interventi"

Leggendo la richiesta d'archiviazione si scopre che i pm non hanno ravvisato un nesso diretto tra l'azione del direttore generale del Trivulzio e il crescere dei casi e dei morti, ma hanno comunque rilevato che, almeno all'inizio della pandemia, alcuni atteggiamenti del direttore generale della struttura sembravano andare nell'ottica di "occultare più che risolvere le difficoltà". Inoltre i consulenti tecnici incaricati dalla procura hanno rilevato "una carenza oggettiva rispetto alle necessità di intervento richieste dal diffondersi dell'infezione, delle misure messe in atto dal Pat nel primo periodo dell'epidemia, ovvero fin verso la fine di marzo 2020, per quanto attiene distribuzione di dpi adeguati, formazione dei dipendenti, tracciamento del contagio, conseguenti provvedimenti di isolamento e contenimento".

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