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Sciopero degli infermieri a Milano: "Siamo sotto organico, ce ne vorrebbero altri 5mila"

Hanno protestato diversi professionisti degli ospedali Sacco e Fatebenefratelli

È andato in scena nella giornata di lunedì 2 novembre lo sciopero degli infermieri. A fermarsi sono stati diversi professionisti degli ospedali Sacco e Fatebenefratelli di Milano. Gli infermieri, tenendo in mano un garofano bianco in ricordo dei colleghi vittime della pandemia, hanno chiesto a gran voce una profonda rivisitazione del contratto, scaduto due anni fa, e un potenziamento del personale infermieristico.

"A 8 mesi di distanza, nonostante gli elogi e poi le promesse, un’estate di relativa calma, che doveva essere usata da Regioni e governo per rinforzare il sistema sanitario nazionale, il Paese è tornato in piena pandemia, senza che le rivendicazioni del comparto fossero anche solamente prese in considerazione", ha dichiarato Angelo Macchia, responsabile regionale del sindacato degli infermieri Nursing Up. Nessuna delle richieste avanzate da infermieri e personale sanitario di massicci investimenti per assunzione di personale a tempo indeterminato, di adeguamento contrattuale e retributivo alla media europea, di coinvolgimento nelle scelte di tipo organizzativo, di potenziamento dell’assistenza territoriale è entrata nelle agende di Regione e Governo".

Anche l’emergenza viene ora gestita grazie a mezzi tecnici che avrebbero bisogno di personale, per funzionare a pieno regime. "È il caso – spiega Macchia – dei posti tecnici in Fiera, per gestire i quali si chiede personale alle aziende ospedaliere che sono a loro volta in crisi quindi in deficit di personale. Le sale rianimazione della Lombardia sono quasi al collasso e il problema è proprio il personale. Io ho più paura oggi di questa situazione che durante la prima ondata! E ripeto: almeno in Lombardia non mi pare manchino le strutture, manca il personale per farlo funzionare, perché non si è provveduto in tempo". Ma quanti infermieri mancano? Macchia ribadisce che il Nursing Up stima in 5mila il fabbisogno di nuovi posti a tempo indeterminato in Lombardia.

Le richieste degli infermieri

  • Un alveo contrattuale autonomo, con risorse economiche dedicate e avulse dal resto del comparto, che riconosca peculiarità, competenza e indispensabilità ormai evidenti della categoria infermieristica, che rappresenta oltre il 41% delle forze del Servizio sanitario nazionale e oltre il 61% degli organici delle professioni sanitarie. Analogamente accada per le professioni sanitarie ostetrica e tecniche.

  • Risorse economiche dedicate e sufficienti per il riconoscimento di una indennità professionale infermieristica mensile che, al pari di quella già riconosciuta per altre professioni sanitarie della dirigenza, sia parte del trattamento economico fondamentale, e che riconosca e valorizzi sul piano economico le profonde differenze rispetto alle altre professioni, rese ancor più evidenti dalla pandemia di Covid-19.

  • Risorse economiche per il contratto della sanità finalizzate e sufficienti a conferire un’indennità specifica e dignitosa per tutti i professionisti che si occupano ai vari livelli di funzione di assistere pazienti con un rischio infettivo.

  • Individuazione di uno specifico contratto/convenzione nazionale di lavoro per l’infermiere di famiglia e immediato adeguamento delle dotazioni organiche del personale operante nella generalità dei presidi ospedalieri e sul territorio, calibrato tenendo conto dei reali bisogni dell’assistenza, con coevo aggiornamento della programmazione degli accessi universitari, posto che, allo stato, mancano più di 53mila infermieri. Nuove norme in grado di agevolare, concretamente, la mobilità del personale tra gli enti del Servizio sanitario nazionale, anche eliminando il “previo placet” al trasferimento dell’ente di appartenenza in caso di disponibilità di posto vacante nell’ente di destinazione.

  • Superamento, per gli infermieri pubblici e per gli altri professionisti non medici, del vincolo di esclusività, riconoscendo loro il diritto, già esistente per il personale medico, di svolgere attività intramoenia, anche per far fronte alla gravissima carenza di personale in cui versano le strutture sociosanitarie, le Rsa, le case di riposo, di cura e le strutture residenziali riabilitative.

  • Direttive e risorse economiche finalizzate a sostenere l’aggiornamento professionale dei professionisti sanitari oggetto della presente e riduzione del debito orario settimanale degli stessi (orario di servizio) pari ad almeno quattro ore settimanali, da utilizzare per le attività di aggiornamento, come già avviene per i medici.

  • Direttive e nuove risorse economiche finalizzate all’immediato e stabile riconoscimento dei professionisti specialisti e degli esperti, in applicazione della Legge 43/06, e per la valorizzazione economico giuridica della funzione di coordinamento, valorizzazione delle competenze cliniche e gestionali degli interessati.

  • Riconoscimento della malattia professionale e correlato meccanismo di indennizzo in caso di infezione, con o senza esiti temporanei o permanenti.

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